Battesimo

“Amati, salvati, rigenerati”: l’esperienza del Battesimo nella Pasqua dei giovani del MIT

 “Non sarò mai più schiavo di nessuno, perché sono figlio di Dio!”. Questa frase – pronunciata con umile fierezza da Jacques, originario del Camerun, studente all’Università di Perugia, nel concludere la testimonianza del percorso che lo ha portato a scegliere di farsi battezzare durante la Veglia Pasquale in Cattedrale – è senza dubbio quella che è rimasta più scolpita nel cuore dei giovani del MIT e degli adulti (membri dell’I.T., amici, familiari) da loro convocati quest’anno a Torricella di Magione, sul lago Trasimeno, per celebrare il Triduo Pasquale.

In queste stesse pagine Marco, di Roma – uno dei giovani del MIT che hanno partecipato all’incontro – ci regala una breve sintesi delle giornate e dà una sua “chiave di lettura”, estremamente positiva ed entusiasta, dell’esperienza vissuta. Dalle sue parole si comprende molto bene come grazie al clima di gioiosa condivisione, di fraternità, di comunione tra generazioni che si è respirato a Torricella – erano presenti oltre 60 persone, tra gli 11 e… gli 82 anni (!) – Gesù Risorto si sia concretamente “fatto presente”.

Pasqua nastriMa la riscoperta dell’esperienza battesimale è stata certamente il nucleo centrale delle giornate. La stessa scelta di questo tranquillo angolo dell’Umbria, a pochi chilometri da Perugia, come meta dell’incontro, è stata dettata in gran parte dalla concomitanza con la celebrazione del Battesimo – tra una decina di adulti – di Jacques e di Inxhina (una studentessa albanese, residente presso il Collegio Universitario “Monteluce”), entrambi accompagnati nel loro percorso verso il sacramento da alcuni membri dell’Istituzione di Perugia.

Jacques, nel pomeriggio del sabato, ha raccontato come sia arrivato alla scoperta di Gesù come unica fonte di luce, un po’ come il “figlio prodigo” della parabola di Luca (Lc 15, 11-32), dopo “essersi perso”, aver vissuto alcuni anni, appunto, da “schiavo” (di falsi idoli, di falsi miti…). Inxhina, arrivata a Perugia dopo aver vissuto tutta la sua infanzia sotto la cappa della dittatura comunista albanese e dell’ “ateismo di stato” da quella imposto, ha raccontato commossa come l’accoglienza ricevuta dalle persone dell’Istituzione che gestiscono il collegio le abbia fatto scoprire un “oltre”, le abbia fatto fare l’esperienza concreta dell’Amore gratuito e disinteressato; di come lei, che ha lasciato al suo paese una famiglia “nella carne” che non condivide – pur senza ostacolarla – la sua fede nel Dio di Gesù, abbia trovato qui in Italia, tra i membri dell’I.T. che ha conosciuto e tra i giovani del MIT, una nuova famiglia “spirituale” che l’ha avvolta di affetto e di calore.

Rosa e spina
Le loro lacrime di gioia, al termine della Veglia in Cattedrale, nell’abbracciare i loro amici e tutti i membri dei questa “famiglia”; e le lacrime di gioia di tutti i presenti, al termine della celebrazione della Messa della Domenica di Pasqua, di nuovo nella piccola chiesa di Torricella, prima di salutarsi per tornare ciascuno nel proprio paese o città di origine, sono state una dimostrazione concreta di come sia possibile ed anzi fondamentale vivere, oggi, una concreta esperienza di Chiesa come quella dei primi cristiani, come quella degli Atti degli Apostoli i cui membri accoglievano con gioia la parola di Dio e avevano “un cuore solo e un’anima sola” (Atti 4, 32-33).

Pioveva a dirotto, fuori, la mattina di Pasqua. Ma tra i presenti sembravano risuonare le parole dei discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto Gesù Risorto presente accanto a loro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24, 32).   

                                                                                                             Roberto Jori