Alfabeto della speranza“F” come “Famiglia”: una tappa del viaggio nell’alfabeto della speranza

(Palermo, 16 gennaio 2011)

 

Il MIT (Movimento IT) – che a Palermo rappresenta una presenza significativa, che si affianca ai membri effettivi dell’Istituzione, con i quali condivide diverse iniziative – si è dato, per l’anno 2010-2011, un programma dal titolo: “L’alfabeto della speranza”.

Si tratta – come si può intuire prendendo visione del programma, che riportiamo nell’allegato “depliant” – di un percorso che punta alla ricerca di una lingua che ci accomuni nel riconoscere Dio nel nostro vivere quotidiano, attraverso la riflessione su diversi temi di scottante attualità, di interesse non solo religioso, ma anche – e forse soprattutto – sociale, da affrontare con la guida di una persona “esperta” sull’argomento, alla quale però non si chiede tanto una “lezione”, quanto un aiuto per sviluppare un dialogo fecondo e costruttivo.

gruppo MIT PalermoDopo l’incontro del 21 novembre, dal titolo “A come Amicizia”, lo scorso 16 gennaio il gruppo si è ritrovato per affrontare – a parziale modifica del programma iniziale – un altro tema di perenne attualità: “F come Famiglia”.

Oggi più che mai la famiglia è divenuta crocevia degli interessi spesso molto diversi di ciascun componente: sono mutati sia gli equilibri che la partecipazione alla vita familiare.

Nel corso della giornata alcuni dei partecipanti all’incontro hanno inscenato una rappresentazione di un momento di vita quotidiana all’interno di una famiglia; questo simpatico esperimento, che aveva naturalmente lo scopo di stimolare la riflessione, è stato accompagnato da un delicato ed incisivo intervento di padre Gaetano Moncada, che ha “guidato” il dibattito.

Gli intervenuti hanno amaramente concluso che la comunicazione all’interno della famiglia, spesso, viaggia su binari strettamente “personali” ovvero “ognuno per i fatti propri”: l’incontro tra i vari componenti, divenuto una formalità, lascia ognuno con la voglia di fuggire dal quotidiano (il figlio che vuole partire non si sa bene per quale destinazione, la figlia che non va bene a scuola e pensa solo ad  uscire, il padre che non vede l’ora di ritornare in ufficio, la madre proiettata sulla sua stanchezza…).

È talmente forte – a volte – il senso di non appartenenza alla famiglia, che si cerca una scappatoia fuori da essa, senza comprendere che prima di realizzarsi nella società, ciascuno deve trovare realizzazione all’interno della famiglia avendo ben chiaro il proprio ruolo e gli scopi da raggiungere.

A questo va aggiunto che quello che ci circonda non aiuta a creare il clima giusto: molto diffusa tra i giovani è la pretesa del “tutto – subito e senza sacrifici”, seppellendo il gusto della soddisfazione nel raggiungimento di obiettivi e soprattutto di “pensare”; inoltre, è sempre più forte la tendenza a valutare l’uomo per ciò che possiede e non per ciò che è.

Il cambiamento (come ha affermato padre Gaetano, la storia non va mai indietro) inevitabilmente ci porta a cambiare stile di vita; ma non dovremmo perdere di vista quei valori cristiani che certamente non possono fare altro che bene all’uomo ed all’umanità.

Bisogna mantenere viva la “speranza”, intesa non come pensiero astratto, bensì una speranza operosa che costruisca, con l’aiuto di Dio, la storia della nostra vita; se riconosciamo Dio nella nostra storia  gli permettiamo di entrare nella nostra vita, e aprendogli il cuore possiamo affrontare i problemi che quotidianamente si presentano dentro e fuori la famiglia. L’apostolo Paolo, nella lettera ai Romani ci indica il cammino da seguire: Tribolazione – Pazienza –Costruzione.

Il gruppo si ritroverà il prossimo 20 febbraio, domenica, presso il Convento dei Frati Minori di Baida (PA), per riflettere sul tema della “cittadinanza attiva” – “C come Città di Speranza” – aiutati da Don Luigi Ciotti, fondatore del “Gruppo Abele” e presidente di “Libera”.

PROGRAMMA