I giovani di fronte alle nuove forme di violenza: i rischi e le opportunità nell’uso della “Rete”

 

 

 

E’ necessario individuare un nuovo modo di comunicare con i figli; e i genitori - oggi più che mai - non possono e non debbono rinunciare al loro compito educativo.

 

 

 

Questa - per quanto ardua, vista la ricchezza dei contenuti - potrebbe essere una sintesi “estrema”di quanto emerso dal ricco e stimolante incontro organizzato lo scorso 22 febbraio dal “Centro Poveda”, presso la sede italiana  dell’Istituzione Teresiana, in Via Cornelio Celso a Roma.

 

 

 

 

L’occasione è stata fornita dal periodico incontro di un gruppo di famiglie, “amiche” dell’Istituzione Teresiana, con la quale sono entrate in contatto per essere formate da genitori ed alunni di una classe di una scuola elementare romana, che aveva per maestra un membro dell’I.T.  Lo splendido rapporto stabilito nei 5 anni del ciclo tra la maestra e i ragazzi, e il clima di vera amicizia instauratosi nel tempo tra i genitori, hanno fatto sì che nascesse in loro il desiderio di continuare ad incontrarsi; per il puro piacere di stare insieme (anche dopo la fine del ciclo scolastico dei figli), ma soprattutto per condividere le attese, le ansie, le gioie, le preoccupazioni di questa fase della vita, nella quale i loro bambini diventano quasi all’improvviso adolescenti e ragazzi.

 

 

 

Per riempire di contenuti sempre più ricchi queste riunioni “di famiglia”, il “Centro Poveda” si è offerto come tramite per entrare in contatto con esperti nel campo educativo e pedagogico, in grado di fornire risposte serie e qualificate, o quantomeno spunti per ulteriori riflessioni, a queste e ad altre famiglie desiderose di interrogarsi con profondità sul futuro loro e dei loro figli.

 

 

 

Da qui nasce l'idea di questo incontro (presentato nel "calendario" di questo sito), condotto dal prof. Aluisi Tosolini, dirigente scolastico di un Liceo Scientifico di Parma, pedagogista, esperto e appassionato di problemi educativi, insegnante sin dal 1980, abilitato all’insegnamento di materie  letterarie, scienze dell’educazione, filosofia, psicologia, pedagogia, autore di numerose pubblicazioni. Soprattutto, grande amico dell'Istituzione Teresiana, con la quale ha già più volte collaborato in passato per iniziative similari, e della quale condivide nei fatti - pur non essendone membro - una concezione di educazione come la più alta forma di promozione umana, secondo un modello aperto, inclusivo, attento ai "segni dei tempi".

 

 

 

"I giovani di fronte alle nuove forme di violenza": ma quale violenza? In questo caso il prof. Tosolini si è soffermato principalmente su quella - non solo potenziale - nella quale i giovani rischiano di imbattersi con un utilizzo improprio, non "controllato", non assistito dal vigile e amorevole sguardo dei genitori, della cosiddetta "rete": di Internet, in una parola.

 

 

 

Non si tratta - questo è chiarissimo nelle idee di Tosolini, come del resto nella stessa spiritualità teresiana e povedana - di "demonizzare" uno strumento che ha ormai cambiato la mentalità della gente e rivoluzionato il modo di comunicare, offrendo nuove possibilità ai giovani anche nel campo dell'apprendimento, dove prevale - afferma il professore, grazie all'utilizzo della "rete" - un modello fondato sulla "condivisione", sulla "cooperazione", sulla "co-costruzione". Si tratta però di trovare modi di interazione proficua e positiva tra i cosiddetti "nativi digiltali" (i ragazzi nati più o meno a partire dagli anni '90, che non hanno memoria di un mondo senza i computer e senza internet) e gli "immigrati digitali" (gli adulti, e comunque tutti coloro che - come, appunto, gli immigrati con la lingua e gli usi del paese che li ospita - sono chiamati, con maggiori o minori difficoltà, ad apprendere un linguaggio che non è "il loro").  Come aveva già affermato in altre occasioni, Tosolini ritiene indispensabile che gli adulti, i genitori, non si sentano "tagliati fuori" dalle nuove tecnologie, solo perché i giovani le sanno utilizzare e loro (spesso) no; anche perché questo significherebbe, in molti casi, rinunciare al proprio ruolo educativo: sottrarsi, specialmente, alla responsabilità di mettere in guardia i ragazzi dai pericoli, anche solo dalle ambiguità, della "rete".

 

 

 

Il professore - con un linguaggio chiaro, diretto e coinvolgente, che ha catturato in ugual modo l'attenzione sia del pubblico adulto presente in sala, sia di una nutrita rappresentanza di ragazzi, "schierati" sulle poltroncine della prima fila - ha dapprima individuato alcuni dei principali "nodi problematici" che derivano dall'uso di internet da parte dei ragazzi: difficoltà (molto superiore a quanto si verifica con un libro) di riconoscere l'autorevolezza "scientifica" di un certo sito; necessità, per i ragazzi, di "difendersi" dalla possibilità teorica di imbattersi - attraverso la rete e soprattutto attraverso i "social network" - con chicchessia (cosa che peraltro i giovani sanno fare spesso molto bene, creando e interagendo con "comunità virtuali chiuse", dove "entrano" solo persone conosciute anche "fisicamente"); possibilità praticamente incontrollabile di imbattersi in siti che "offrono" contenuti sessuali espliciti; pericolo della cosiddetta "dipendenza dal digitale" (internet addiction)...

 

 

 

Da qui, ha proposto ai genitori 6 "regole base", indispensabili per non abdicare, come detto, ad un compito educativo che non può mai venir meno, nemmeno per un "immigrato digitale". Le riassumiamo:

 

 

 

  1. Comunicare con i propri figli (che comprende anche l'indispensabilità, per il genitore, di stabilire regole, come - ad esempio - l'evitare che il computer sia ubicato nella stanza del ragazzo: meglio se in un luogo comune, dove di tanto in tanto l'adulto può tentare di capire che uso il figlio ne sta facendo);
  2. Essere di buon esempio (non può pretendere nulla dal proprio figlio il genitore che, ad esempio, mentre cena a tavola con la famiglia "naviga" sul suo cellulare...);
  3. Informarsi su cosa stanno facendo (con chi sono in contatto, quali siti "frequentano"...);
  4. Far capire il valore della privacy (i ragazzi a volte sono imprudenti nel diffondere dati, pensieri e soprattutto immagini...);
  5. Tenersi aggiornati (il "gap" tra "nativi" e "immigranti digitali" non potrà forse mai essere colmato, ma questo non consente ad un genitore di chiamarsi completamente fuori dagli interessi del figlio: un "punto di contatto" può sempre essere trovato...);
  6. Stimolare gli interessi (pur senza pretendere di combattere inutili battaglie di retroguardia, è importante far capire che internet deve "integrare", non "sostituire" la vita reale!).

 

 

 

Alla fine, i presenti hanno mostrato il loro interesse e il loro coinvolgimento, rivolgendo al professore numerose e stimolanti domande... tanto che la conversazione è felicemente e proficuamente proseguita, nella sala da pranzo della sede dell'Istituzione, dove - insieme alle semplici e gustose pietanze preparate per l'occasione dagli intervenuti - i genitori, il prof. Tosolini e i membri dell'Istituzione presenti (tra cui, ovviamente, la maestra dei ragazzi!) hanno condiviso le rispettive esperienze vissute, nei rispettivi ruoli, nel complicato e tuttora affascinante universo della scuola italiana.

 

 

 

I.T.