Contributi sull'INTERCULTURALITA'


Il tuo Cristo è ebreo e la tua democrazia è greca. La tua scrittura è latina e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese e il tuo caffé è brasiliano. Il tuo orologio è svizzero e il tuo ipod è coreano. La tua pizza è italiana e la tua camicia è hawaiana. Le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine. Cittadino del Mondo, non rimproverare al tuo vicino di essere straniero.

Gianna B., 2 marzo 2014

 

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Non serve diventare "meticci" per comprendere i nostri fratelli diversi. Diversi per usi e costumi e realtà di vita contrastante la nostra. Qualche passo però è stato fatto: osservando e considerando alcuni di loro sono arrivati ai vertici a sedi di prestigio. Beh questo per pochi lo so. Purtroppo rimangono ancora tanti scogli da superare che non sono solo il colore ma la diffidenza e il  pregiudizio che sono tuttora una piaga (vedi i fatti di Brescia). Che dirti amica: vedo duro e lento questo avvicinamento all'interculturalità'. Per quanto mi riguarda questo popolo suda e ha sudato per ottenere e farsi valere, conoscere,  farsi apprezzare. Noi invece per contro appena usciamo dal grembo materno siamo già ricchi di proprietà e magari di capitali. Un abbraccio e grazie per l' opportunità.



Marinella P., 24 gennaio 2014


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Che vuol dire farsi meticci?

Il  concetto di meticciato che qui è stato introdotto è in realtà molto complesso e corre il rischio di essere frainteso.  Invito ad ascoltare l’intervento  del Prof. Paolo Gomarasca dell’Università Cattolica di Milano su “Meticciato: convivenza o confusione?” in  http://www.youtube.com/watch?v=8mYlTmajQ-M o  leggere la sua riflessione su “La categoria di meticciato” in http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=2250

Il meticciato più che un metodo di  intervento interculturale, è un processo in atto dal quale va nascendo una realtà nuova e come ogni processo generativo implica le doglie del parto.

Come pormi entro questo processo?

Più che chiedermi se sono meticcia, io mi chiedo: SEI DISPOSTA A FARTI NOMADE, a uscire dalla tua terra per farti straniera nella tua stessa terra? Ad uscire dalle tue sicurezze/certezze per accogliere altri punti di vista, modi di essere e di comportarsi? A farti interpellare e mettere in discussione dal vissuto dell’altro, dalle sue credenze, convinzioni, per costruire con lui un modello nuovo di convivenza?

 


Daniela C., 15 gennaio 2014



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Parlare di interculturalità mi da l'impressione di declinare con altro vocabolo quello che nel messaggio evangelico viene chiesto ad ogni cristiano: accogliere l'altro senza giudicarlo, bensì porsi in ascolto e mostrare disponibilità alla interazione con lui.
Quello che ogni singolo dovrebbe fare nei confronti di un altro singolo dovrebbe posporsi nelle relazioni tra popoli o nazioni, ma questo è estremamente difficile a causa di paure collettivamente alimentate dai più vari interessi di natura non etico-morale.
Auguriamoci di essere tutti quanti capaci, un giorno, di saper discernere e praticare con consapevolezza "l'interculturalità" che deve nascere per prima cosa da un atteggiamento del cuore.
Un saluto.


Leonardo, 14 gennaio 2014

 

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Complimenti:
1) per la qualità dell'articolo, la firma non lascia alcun dubbio sulla serietà, profondità e competenza dell'autrice;
2) per l'iniziativa.
E' sicuramente un'opportunità di riflessione, confronto e dialogo. L'accezione data alla parola "meticcio"  nell'articolo è veramente illuminante e richiede una pausa di riflessione. Grazie e buon lavoro


Maria M., 10 gennaio 2014

 

 

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