Papa Francesco e l'ecumenismo: riflessioni a partire dalla "Evangelii Gaudium"

Lo "stile" di papa Francesco, i temi da lui sottolineati - specialmente nell'esortazione apostolica "Evangelii Gaudium" recentemente pubblicata - avranno un impatto forte e positivo sul movimento ecumenico.


E' quanto ha sostenuto padre Alfio Filippi, sacerdote dehoniano, direttore emerito della rivista "Il Regno", in un incontro organizzato dalla comunità romana dell'Istituzione Teresiana, presso la propria sede in Via Cornelio Celso 1, al termine della "Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani", venerdì 24 gennaio.

Amico da molti anni dell'Istituzione, conoscitore delle problematiche dell'ecumenismo sin dagli anni '70, padre Filippi ha introdotto la sua ricca conversazione con una breve panoramica sulla situazione attuale del movimento ecumenico. In particolare, si è soffermato su un importante ricorrenza che interesserà tra pochi anni - nel 2017 - una delle chiese cristiane, quella luterana, che celebrerà il 5° Centenario dell'emanazione delle 95 "Tesi" di Lutero, e quindi dell'inizio della Riforma. I precedenti 4 centenari - compreso l'ultimo, nel 1917 - erano sempre stati, come ha ricordato il relatore, occasione di scontro e di approfondimento delle divisioni, con i luterani che non perdevano occasione di rimarcare una presunta "estraneità" della componente cattolica alla cultura tedesca. Oggi, per la prima volta, cattolici e luterani si avvicinano alla ricorrenza con un cammino congiunto, attraverso uno studio comune che analizza i motivi del contenzioso, che ha portato alla separazione delle due chiese, dal punto di vista di ciascuna due parti, cercando di individuare quali sono, oggi, i possibili punti di incontro, attraverso quello che viene definito "metodo del consenso parziale".


L'avvicinamento tra le due chiese, culminato di recente nella reciproca cancellazione delle scomuniche, ha condotto ad un importante riconoscimento: il "nuovo" rapporto dei cattolici con la Scrittura, instaurato dal Concilio Vaticano II, fa sì che, almeno da questo punto di vista, le differenze tra le due chiese non sono più considerate "significative", e si può ormai parlare di "unità nella diversità riconciliata".


A questo punto padre Filippi ha introdotto l'argomento centrale che intendeva sviluppare: la positiva influenza che papa Francesco - la cui elezione a vescovo di Roma considera una "benedizione" - potrà avere sullo sviluppo del movimento ecumenico, grazie alle nuove "sottolineature" emergenti dal modo di esercitare il suo mandato, fin dal momento dell'elezione, e ben espresse nel documento recentemente pubblicato, contestualmente alla chiusura dell'Anno della Fede: l'esortazione apostolica "Evangelii Gaudium".


Il relatore ha estrapolato dal documento - ancorché lo stesso non sia stato emanato con il precipuo scopo di approfondire le questioni legate all'ecumenismo - sei "temi", che lo caratterizzano come caratterizzano il pensiero di Francesco e il suo modo di esercitare il mandato petrino, e che non potranno comunque non avere influenza sulla positiva evoluzione della marcia verso il riavvicinamento tra le chiese cristiane separate.


In estrema sintesi, i sei "temi" sono:


1. LA SPINTA AL DECENTRAMENTO.  Come evidenziato chiaramente fin dal giorno dell'elezione - con la sottolineatura forte posta sulla definizione di se stesso come "vescovo di Roma", più che come "papa" - Francesco si fa promotore di una visione di Chiesa dove il pontefice non ha sempre e necessariamente l'ultima parola, e dove un ruolo fondamentale, anche in materia dottrinale, è assegnato alla singole Conferenze episcopali (padre Filippi nota come, nel documento, il papa citi per ben 18 volte elaborazioni dottrinali di singole Conferenze episcopali). Francesco propugna insomma un modello di governo "sinodale", molto vicino non solo a quello della Chiesa primitiva (fino all'anno 300 circa, come autorevolmente sottolineato in uno degli interventi dei presenti, alla fine dell'incontro), ma soprattutto al "disegno" elaborato dal Vaticano II e mai completamente attuato - secondo il relatore - ed anche a quello pienamente vigente soprattutto nelle chiese ortodosse, dove il Patriarca governa con la collaborazione del suo sinodo.


2. LE NUOVE PRIORITA' (UN NUOVO "ORDINE DEL GIORNO" PER LA CHIESA UNIVERSALE).  Con l'avvento del primo papa latino-americano - secondo padre Filippi - la priorità per la Chiesa sono diventati i problemi del cosiddetto "Sud del mondo", superando una visione ancora molto "eurocentrica". Ciò è reso evidente anche dall'accento continuamente posto da Bergoglio sull'attenzione alle "periferie", sia esistenziali che geografiche. Riguardo a queste ultime - ha affermato il relatore - Francesco ha certamente in mente, ogni volta che ne parla, non i quartieri periferici e le borgate di città come Roma o Milano, ma piuttosto le sterminate "favelas" delle megalopoli come Città del Messico, Rio de Janeiro, San Paolo del Brasile, la stessa Buenos Aires, dove per decine e decine di chilometri si incontrano solo baracche, dove la carenza di chiese e di sacerdoti rispetto alla popolazione fa emergere un cristianesimo - e anche una catechesi - molto più "di testimonianza" che sacramentale.


3. RAPPORTO TRA RELIGIONE E CULTURA.  Citando anche - in particolare al n. 116 della "Evangelii Gaudium" - documenti di Giovanni Paolo II ("Redemptoris missio", "Novo millennio ineunte"),  il papa afferma categoricamente che non è più possibile proporre un cristianesimo che abbia "un solo volto": l'autentica "cattolicità" della Chiesa, secondo Francesco, si esprime nel riconoscimento delle differenze culturali.


4. PRESA D'ATTO DELL'ESISTENZA E DELLA GRAVITA' DEL FENOMENO DELLE "SETTE".  La distinzione tra le chiese cosiddette "storiche" - da una parte - e quelle cosiddette "libere" (o "neo-pentecostali") - dall'altra, è ormai più rilevante e più meritevole di attenzione di quella che separa tra loro le chiese "tradizionali" (cattolica, luterana, ortodossa ecc.).


5. MINORE IMPORTANZA DEL "CALENDARIO" EUROPEO.  Questo punto è strettamente connesso a quanto in precedenza affermato al punto 2, e comporta - tra l'altro - la presa d'atto che eventi certamente importanti per singole chiese (come ad esempio il citato 5° Centenario della Riforma luterana), hanno invece una rilevanza molto minore o quasi nulla per le chiese africane, asiatiche, latino-americane.


6. NECESSITA' DI SOTTOLINEARE E FARE LEVA SUGLI ASPETTI POSITIVI, su ciò che unisce le Chiese tra loro prima che su ciò che divide. Da questo punto di vista - afferma padre Filippi - il papa si fa promotore di una nuova "gerarchia delle verità morali", che dovrebbe mettere al primo posto la bellezza dell'amore salvifico di Dio, manifestatosi in Gesù Cristo morto e risorto. Accentuare invece, o comunque mettere al primo posto - come spesso si è fatto - le "norme morali", rischia di far apparire la Chiesa come una istituzione che "giudica" e che "punta il dito".


Un testo - la "Evangelii Gaudium" - che, come ha evidenziato padre Filippi, è solo apparentemente "semplice", ma in realtà molto denso, ricco di affermazioni "forti" enunciate con grande tranquillità ma anche con grande sicurezza e autorevolezza. Un testo che costituisce un'altra tappa importante nel percorso di rinnovamento che il pontificato di Bergoglio sta imprimendo alla Chiesa cattolica e quindi, inevitabilmente, alla Chiesa universale.


Roberto Jori