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La carta, nella prima parte, esprime una tensione utopica centrata sulla libertà e la dignità di ogni persona umana, che dovrebbe essere la guida essenziale per ogni comportamento e di ogni politica. In questo senso si cerca di cambiare linguaggio, liberandolo da termini e concetti disumanizzanti, utilizzati normalmente nel dibattito politico, che con tecnicismi rende le persone umane degli oggetti, delle cose da sistemare, gettare o scartare.
Si stabilisce così la libertà di muoversi e di restare dove si ha intenzione di vivere per la dignità di ogni essere umano. Sotto traccia al testo vi è un approccio che vorrebbe un'Europa (e oltre) più cosmopolita, dove l'appartenenza nazionale non sia più segno di divisioni e discriminazioni, dove ciò che conta è semplicemente la persona umana in sé, a prescindere da differenze segnate da luoghi e da discriminazioni di qualsiasi genere.
La Carta, nella seconda parte più politica, afferma la necessità di abrogare le misure di militarizzazione dei confini, il reato d'ingresso e di soccorso, il sistema dei visti e delle quote con il vincolo del contratto del lavoro, così come i limiti al ricongiungimento familiare e alla circolazione nello spazio Shengen. E viceversa, di riconoscere il diritto di soggiorno superando la logica delle sanatorie, e di assicurare la completa tutela dei diritti dei minori. Inoltre si sottolinea la necessità di impedire le clausole migratorie, l'esternalizzazione dei sistemi di controllo nei paesi vicini e le strumentalizzazioni delle politiche di cooperazione.
A tutto ciò deve corrispondere un sistema di norme e pratiche che affermi l'uguale accesso ai diritti di cittadinanza, l'accesso al lavoro, alla casa, all'istruzione e al welfare, ai diritti politici, a preservare e costruire il proprio nucleo familiare, combattendo ogni linguaggio di tipo razzistico. Il riconoscimento della cittadinanza europea in base allo ius solis.
Una particolare attenzione è rivolta al diritto all'asilo, e allo scandalo dei centri di detenzione, ai CIE così come agli altri centri disumanizzanti. Si afferma la necessità di abrogare il Regolamento di Dublino che impone al migrante di chiedere il riconoscimento nel primo paese membro dell'UE di ingresso, contro la sua libertà di chiedere asilo laddove decide di vivere, ha famiglia e conoscenti. E nel contempo la necessità di costruire percorsi di arrivo garantito immediato per chi lascia il suo paese, per sfuggire a guerre, persecuzioni, catastrofi climatiche e ambientali, così come economiche e sociali.
Occorre dare immediata tutela e protezione dei migranti mettendo fine al sistema di accoglienza basato su campi e centri. Va costruito invece un sistema condiviso nei diversi territori, del Mediterraneo e oltre, basato sulla predisposizione, in ogni luogo, di attività di accoglienza diffusa, decentrata e fondata sulla valorizzazione dei percorsi personali, promuovendo esperienze di accoglienza auto organizzate. Mettendo fine al formarsi di monopoli speculativi sui centri di accoglienza, che "gestiscono" centinaia di migranti senza promuovere il rapporto con la società.
Infine La Carta di Lampedusa ribadisce la necessità dell'immediata abrogazione dell'istituto della detenzione amministrativa e la chiusura di tutti i centri, comunque denominati o configurati, e delle strutture di accoglienza contenitiva. Convertendo le risorse fino ad ora destinate a questi luoghi a scopi sociali rivolti a tutti e a tutte.
Il nostro Parlamento finalmente ha avviato il percorso per abrogare il reato di immigrazione clandestina, ma non basta. L'emendamento, infatti, abroga solo il reato di ingresso illecito amministrativo in Italia dello straniero trasformandolo in illecito amministrativo, mentre resta reato aver ignorato l'obbligo di rimpatrio, l'ingresso in caso di recidiva cioè quando lo straniero espulso torna in Italia, e tutte le altre condotte che violano provvedimenti amministrativi adottati in materia di immigrazione clandestina. Adesso aspettiamo che anche la Camera confermi la cancellazione del reato. Non bisogna dimenticare che la questione del reato e dell'ingresso è legata allo scandalo dei CIE - che dovrebbero essere chiusi per sostituirli con un percorso fondato sul rispetto dei diritti umani e sulla vera accoglienza - come indicato da Papa Francesco: “non si trattino i migranti come scarti delle nostre società”.
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Per mantenere desta l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema, lunedì 3 marzo p.v. alle ore 17.00, a Roma, nella Sala della Protomoteca, in Campidoglio, alla presenza del Sindaco, Ignazio Marino, si terrà un incontro pubblico organizzato dal Comitato 3 ottobre, come Soggetto Proponente la proposta di legge nella quale si chiede al Parlamento l’istituzione della "Giornata della Memoria e dell’Accoglienza", per ricordare tutti i migranti morti nel tentativo di fuggire da guerre, miseria e persecuzioni e tutti coloro che mettono a rischio la propria vita per salvarli.