“La famiglia non è un modello fuori corso”. La relazione introduttiva del card. Erdő all’Assemblea del Sinodo

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato l’invito rivolto a tutti i membri  dell’IT in Italia a seguire con impegno i lavori della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Vi proponiamo ora una breve sintesi, ovviamente non esaustiva, della relazione introduttiva svolta dal Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, rimandando al sito del Pontificium Consilium pro Familia la lettura del testo nella sua integrità.

 

Per il  Cardinale Erdő  “…L’obiettivo fondamentale della proposta cristiana sulla famiglia deve essere «la gioia del Vangelo» ....sperimentando la liberazione «dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento» - come insegna papa Francesco nella Evangelii gaudium”.

La famiglia di oggi infatti “...è non solo oggetto di evangelizzazione, ma anche soggetto primario nell’annuncio della buona novella di Cristo nel mondo e ...le stesse problematiche familiari più gravi vanno considerate come un "segno dei tempi", da discernere alla luce del Vangelo....” ben consapevoli che: “...Viviamo in una cultura dell’audio-visualità, dei sentimenti, delle esperienze emozionali, dei simboli...”  e in tale visione “....ogni impegno stabile sembra temibile..... mentre ....il "volere il bene" di un'altra persona, può richiedere anche rinunce....”

La sfida educativa per una nuova evangelizzazione  che parta dalla famiglia transita allora da una pastorale familiare che la sostenga “ ....nelle sue diverse fasi: attraverso la formazione generale dei giovani all’affettività, nella preparazione prossima alle nozze, con l’accompagnamento nella vita matrimoniale e specialmente mediante il sostegno nelle situazioni più difficili, in modo che la famiglia costituisca un’autentica scuola di umanità, socialità, ecclesialità e santità. .....”.

Per  il  Cardinale Erdő “....La famiglia incontra certamente oggi molte difficoltà; ma non è un modello fuori corso, si rileva anzi diffusamente fra i giovani un nuovo desiderio di famiglia. Lo dimostra, non da ultimo, la testimonianza dei molti matrimoni e delle famiglie cristiane vissute felicemente. Queste esperienze positive non vanno perse di vista, malgrado le diffuse situazioni precarie ed irregolari.....Quindi, non le questioni dottrinali, ma le questioni pratiche – inseparabili d’altro canto dalle verità della fede – sono in discussione in questo Sinodo, di natura squisitamente pastorale.

Come afferma il Papa Francesco: «La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità [...] la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società» (Evangelii gaudium, 66).

Al riguardo, sottolinea il Cardinale Erdő: “.....emerge la comune considerazione che, nell’ambito di quelle che possono definirsi situazioni matrimoniali difficili, si celano storie di grande sofferenza, come pure testimonianze di sincero amore. "La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre"» (EG 47). Una vera urgenza pastorale è quella di permettere a queste persone (incluse le persone divorziate e risposate civilmente che appartengono alla chiesa come afferma la relazione introduttiva) : “....di curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tutta la comunità ecclesiale... in modo che non si sentano escluse dalla vita della Chiesa. Infine, occorre individuare forme e linguaggi adeguati per annunciare che tutti sono e restano figli e sono amati da Dio Padre e dalla Chiesa madre...... luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo» (ivi 114).

Particolare attenzione è stata posta alla volontà della coppia di generare figli. In tal senso – ha sottolineato  il  Cardinale Erdő “......nel mondo occidentale non è raro trovare coppie che scelgono deliberatamente di non avere figli, situazione paradossalmente simile a quella di chi fa di tutto per averne. In entrambi i casi la possibilità di generare un figlio è appiattita sulla propria capacità di autodeterminazione, ricondotta a una dimensione di progettazione che mette se stessi al centro: i propri desideri, le proprie aspettative, la realizzazione dei propri progetti che non tengono presente l’altro. L’amore sponsale, e più in generale la relazione, non deve mai costruirsi come un circolo chiuso. Nell’accoglienza dei figli si condensa l’accoglienza dell’altro, degli altri, con cui si impara a scoprire e a costruire la nostra umanità.”

E’ anche vero – ha ulteriormente evidenziato il relatore: “....che l’accoglienza della vita, l’assunzione di responsabilità in ordine alla generazione della vita e alla cura che essa richiede, sono possibili solo se la famiglia non si concepisce come un frammento isolato, ma si avverte inserita in una trama di relazioni. Ci si educa ad accogliere veramente il figlio se si è dentro una realtà di relazioni parentali, amicali, istituzionali, sia civili che ecclesiali...” mentre... “Dietro le tragedie familiari c’è molto spesso una disperata solitudine, un grido di sofferenza che nessuno ha saputo scorgere.”. C’è bisogno allora  di : “ ...Recuperare la responsabilità formativa della comunità, in particolare della comunità ecclesiale. Attivare a livello istituzionale le condizioni che rendano possibile questa cura facendo cogliere la nascita di un bambino, così come l‘assistenza a un anziano, quale bene sociale da tutelare e favorire.”.

Una particolare cura – ha ancora fatto rilevare il  Cardinale Erdő – va destinata in tal senso all’educazione dell’affettività e della sessualità. “....Occorre infatti prima di tutto saperla apprezzare e annunciarne il valore. Va ribadita in tal senso l’importanza dei cammini formativi. La testimonianza da parte degli adulti aggiunge credibilità agli ideali che devono essere presentati con chiarezza. Senza dubbio, alle giovani generazioni aiuta molto la testimonianza di un amore fedele e profondo fatto di tenerezza, di rispetto, di accoglienza reciproca, di perdono, capace di crescere nel tempo senza consumarsi nell’immediatezza. Nello stesso tempo occorre però evitare banalizzazioni, superficialità e forme di "tolleranza" che nascondono una sostanziale indifferenza e incapacità di attenzione.”

Due aspetti chiari hanno riguardato l’omosessualità. “Prima di tutto – ha sottolineato il Cardinale – un ampio consenso riguardo al fatto che persone di tendenza omosessuale non devono essere discriminate, come ribadisce anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 2357-2359). In secondo luogo emerge con altrettanta chiarezza che da parte della maggioranza dei battezzati – e della totalità delle conferenze episcopali – non è attesa una equiparazione di questi rapporti con il matrimonio tra uomo e donna. Neppure le forme ideologiche delle teorie del gender trovano consenso presso la stragrande maggioranza dei cattolici.”.

Se guardiamo alle origini del cristianesimo, ha infine concluso il relatore, “...vediamo come esso sia riuscito ad essere accettato ed accolto – malgrado ogni rifiuto e diversità culturale – per la profondità e forza intrinseca del suo messaggio...”

Richiamando lo spirito del buon Samaritano: “La sfida da accogliere da parte del Sinodo – ha osservato il Cardinale Erdő – è proprio di riuscire a proporre nuovamente al mondo di oggi, per certi versi così simile a quello dei primi tempi della Chiesa, il fascino del messaggio cristiano riguardo il matrimonio e la famiglia, sottolineando la gioia che danno, ma allo stesso tempo di dare delle risposte vere ed impregnate di carità (cf Ef 4,15) ai tanti problemi che specialmente oggi toccano l’esistenza della famiglia. Evidenziando che la vera libertà morale non consiste nel fare ciò che si sente, non vive solo di emozioni, ma si realizza solamente nell’acquisizione del vero bene.”

“Il mondo ha bisogno di Cristo. Il mondo ha bisogno anche di noi, perché apparteniamo a Cristo.”


Carmelo Coco