Le conclusioni dell'Assemblea straordinaria del Sinodo sulla famiglia: la Chiesa in cammino verso l'Assemblea ordinaria del 2015

 

 

 

album fotoSi è appena conclusa la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: Le sfide pastorali sulla Famiglia nel contesto dell’evangelizzazione.

 

Fedeli all’impegno assunto, in occasione di questo importante avvenimento per la Chiesa Cattolica, vi proponiamo una breve  sintesi del documento finale, invitandovi a leggerlo e meditarlo nella sua interezza.

 

E’ inoltre essenziale evidenziare che le riflessioni proposte hanno posto  questioni e prospettive che dovranno essere maturate e precisate dalla riflessione delle Chiese locali, nell’anno che ci separa dall’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, prevista per l’ottobre 2015, dedicata alla “Vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.

Propedeuticamente i Padri Sinodali hanno posto l’accento sui cambiamenti  antropologico-culturali  che influenzano oggi tutti gli aspetti della vita e richiedono un approccio analitico e diversificato.

 

“Vanno sottolineati prima di tutto gli aspetti positivi: la più grande libertà di espressione e il migliore riconoscimento dei diritti della donna e dei bambini, almeno in alcune regioni. Ma, d’altra parte, bisogna egualmente considerare il crescente pericolo rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un'isola…", che produce anche "…la crisi della fede che ha toccato tanti cattolici e che spesso è all’origine delle crisi del matrimonio e della famiglia”.

 

C’è anche una sensazione generale - afferma il documento finale del Sinodo - di impotenza nei confronti della realtà socio-economica che: “…..spesso finisce per schiacciare le famiglie. Così è per la crescente povertà e precarietà lavorativa che è vissuta talvolta come un vero incubo, o a motivo di una fiscalità troppo pesante che certo non incoraggia i giovani al matrimonio….”.  È responsabilità dello Stato - affermano i Padri Sinodali - creare le condizioni legislative e di lavoro per: “… garantire l’avvenire dei giovani e aiutarli a realizzare il loro progetto di fondare una famiglia”. Una famiglia, sottolinea il Sinodo, testimonianza dell’unione indissolubile tra l’uomo e la donna, non da intendersi  come "giogo" imposto agli uomini bensì come un "dono" fatto alle persone unite in matrimonio.

 

La Chiesa guarda alle famiglie – si sottolinea nel documento - che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. “...Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre. Nella famiglia, «che si potrebbe chiamare Chiesa domestica» (Lumen Gentium, 11), matura la prima esperienza ecclesiale della comunione tra persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della Santa Trinità”.

 

Al contempo  la Chiesa è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino della fede ed è attenta verso le persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e risposati, o che semplicemente convivono. “… Compete alla Chiesa rivelare loro la divina pedagogia della grazia nelle loro vite e aiutarle a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro. In tal senso, una dimensione nuova della pastorale familiare odierna consiste nel prestare attenzione alla realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debite differenze, anche alle convivenze”.

 

Occorre allora annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti - evidenziano con grande determinazione i porporati - e  per questo : “….si richiede a tutta la Chiesa una conversione missionaria: è necessario non fermarsi ad un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone”.

 

Tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo.

 

Si tratta di: “….accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza. A questo scopo è importante la testimonianza attraente di autentiche famiglie cristiane, come soggetti dell’evangelizzazione della famiglia”.

 

Anche le persone divorziate ma non risposate  - si legge nel documento sinodale - che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale: "….vanno incoraggiate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato. La comunità locale e i Pastori devono accompagnare queste persone con sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità”.

 

Alcuni Padri hanno poi sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri Padri si sono domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio.

 

Posta attenzione pastorale anche verso le persone con orientamento omosessuale. Al riguardo i Padri Sinodali si sono interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».

 

“…Nondimeno - si afferma nel documento finale - gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono  essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali).

 

“È del tutto inaccettabile però  che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il "matrimonio" fra persone dello stesso sesso”.

 

Anche sul tema dell’adozione il Sinodo ha espresso riflessioni e proposizioni illuminanti. “…L’adozione di bambini, orfani e abbandonati, accolti come propri figli, è una forma specifica di apostolato familiare (cf. Apostolicam  Actuositatem III,11), più volte richiamata e incoraggiata dal magistero (cf. Familiaris Consortio, III,II; Evangelium Vitae, IV,93). La scelta dell’adozione e dell’affido esprime una particolare fecondità dell’esperienza coniugale, non solo quando questa è segnata dalla sterilità. Tale scelta è segno eloquente dell’amore familiare, occasione per testimoniare la propria fede e restituire dignità filiale a che ne è stato privato”.

 

Non si tratta di decisioni prese né di prospettive facili, conclude il documento finale del Sinodo. Tuttavia il cammino collegiale dei vescovi e il coinvolgimento dell’intero popolo di Dio sotto l’azione dello Spirito Santo, guardando al modello della Santa Famiglia, ci guiderà a trovare vie di verità e di misericordia per tutti.

 

Carmelo Coco