Lo studio: uno strumento per rispondere alle sfide del tempo presente.

 

Il messaggio della Direttrice Generale dell’I.T. per l’anno 2015

 

Lo studio: uno strumento per rispondere alle sfide del tempo presenteCome da consolidata tradizione dell'Istituzione Teresiana, anche per quest'anno la Direttrice Generale, Maite Uribe, ha fatto pervenire a tutti i membri dell'associazione un messaggio (clicca qui per il testo integrale), con il quale propone e sviluppa il tema sul quale l'Opera fondata da San Pedro Poveda è chiamata in modo particolare a riflettere, ponendolo al centro dell'attenzione nell’anno che inizia.

 

L'ultima Assemblea Generale dell'Istituzione, celebrata lo scorso 2012, stabilì di dedicare ciascuno dei 6 anni del successivo sessennio, all'approfondimento di un “tema-chiave”, individuato tra quelli caratteristici  del carisma povedano (a lato di questa home page la sezione Parole chiave per il sessennio 2012-2018). L'anno scorso fu proposto il tema della preghiera; quest'anno tocca invece allo studio, uno dei temi più cari al Fondatore di un'Opera che fa delle mediazioni culturali il principale strumento di evangelizzazione, e dell'Incarnazione l'evento centrale della storia della salvezza, sul quale fondare la propria spiritualità.

 Nel 1931 Pedro Poveda scriveva: "Per me è fuori dubbio che lo spirito occupa il primo posto nell'Opera e non solo è il primo, ma è anche l'essenziale, ciò per cui l'Opera deve vivere, deve esistere e deve essere un'opera di apostolato. Ma accanto allo spirito, io metto la scienza e ritengo che spirito e scienza siano la forma sostanziale dell'Istituzione, cioè quello per cui è ciò che è e non una cosa differente, migliore o peggiore... e chi non è di questo parere, non comprende che cosa è l'Opera".

 Attualizzando questa perentoria affermazione del Fondatore, "costitutiva" dell'essenza stessa dell'Istituzione, la Direttrice Generale nota come gli imponenti e rapidissimi cambiamenti in atto nella società contemporanea sono spesso necessari, ma - senza un'adeguata preparazione - "possono provocare disuguaglianza e ingiustizia tra persone, generazioni, continenti e culture". Pertanto afferma: "Preparare e prepararci per comprendere, gestire, accompagnare e realizzare i cambiamenti necessari negli ambienti in cui viviamo la missione è una sfida che ci interpella molto da vicino".

 Nella odierna società globalizzata, plurale, multiculturale e multireligiosa, peraltro, occorre accettare con umiltà le nostre stesse perplessità di fronte a situazioni e mutamenti che ci superano. "Il nostro carisma" scrive Maite Uribe "ci spinge ad entrare a fondo in queste ricerche esistenziali. Ciò implica imbarcarci con i nostri contemporanei in un cammino di dialogo, di costruzione congiunta, di profonda attenzione agli aspetti inediti della realtà, per i quali non abbiamo un itinerario né risposte prefabbricate".

 "Per questo" continua "è fondamentale uno studio assiduo, che ci dia uno sguardo lucido e capace di discernere, di leggere e dare nome alle sfide che man mano si presentano, poiché nominare qualcosa [...] è già il primo passo per la comprensione e la conoscenza della realtà in cui stiamo vivendo".

 Notando come quello che stiamo vivendo sia un tempo pieno di rivolgimenti e di sfide, la Direttrice Generale ne prende in considerazione una in particolare, che riguarda i cristiani in genere in molte parti del mondo, e i membri dell'Istituzione Teresiana in particolare: l'esperienza di essere minoranza. Un'esperienza - afferma Maite Uribe - che non può essere affrontata cadendo in atteggiamenti di rifiuto, intolleranza, chiusura o mancanza di fiducia, ma - al contrario - sviluppando il desiderio di dialogare, di accogliere, di lasciarsi interpellare dall'altro, dal diverso. Per questo è necessaria "una tempra capace di studio, vigile, curiosa, con un dinamismo di cambiamento, di apprendimento, di fiducia che il futuro è nelle mani di Dio, ma coscienti che il presente esige da noi attenzione, vigilanza, riflessione e capacità di prendere decisioni". Questo atteggiamento permetterà di affrontare la vera sfida, che non è solo o non è tanto quella di essere minoranza (perché questo è ormai un dato di fatto), quanto di essere "minoranza profetica, piena di speranza, che continua ad aver fiducia in Dio e, allo stesso tempo, cerca strade, forme, mediazioni, espressioni adeguate per meglio servire il Regno di Dio".

 Assumere questa sfida, tra l'altro, permetterà di "lanciarsi" senza timore in quella che la Direttrice Generale definisce "una delle avventure spirituali più appassionanti del nostro tempo": quella del dialogo interreligioso e interculturale, dell'incontro tra ebrei, cristiani, musulmani, buddisti, indù, non credenti che avviene "nella vita ordinaria e quotidiana: in televisione, leggendo il giornale, nella vita sociale, nelle famiglie, nei nostri gruppi, nei mille luoghi in cui va crescendo la diversità di culture e di riferimenti spirituali e, infine, avviene man mano nel cuore di ogni persona".

 “Non abbiamo modelli per rispondere a questa sfida” afferma… però “sappiamo che promuovere un dialogo che implichi riflessione e studio, che rispetti l’altro, che sappia rileggere la storia per curare le ferite della memoria, non è facile, ma è indispensabile se vogliamo vivere,  a partire dalla giustizia e dalla pace, in un mondo in cui si possa entrare tutti”.

 Il messaggio della Direttrice Generale si conclude con l’invito – rivolto a ciascuno dei membri dell’Istituzione Teresiana, ovunque si trovi e qualunque sia la tappa della vita che sta attraversando – a farsi promotore di una “cultura dell’etica dell’essere”. E ad “aprire strade alla speranza”, per “entrare nella tradizione dei profeti”, coscienti che “il nostro impegno per lo studio passa per un modo di essere e di agire, di riflettere e di sperimentare, che ha qualcosa della sapienza del profeta che è capace di mettersi in gioco, di chiedere l’impossibile e, allo stesso tempo, di prendere in considerazione le condizioni storiche e le incarnazioni umane attraverso cui Dio agisce, si rende presente e apre la vita alla sua pienezza”.

 Il “motto” che, a chiusura, la Direttrice propone a tutti i membri dell’I.T. nel mondo, per farne una invocazione da rivolgere al Signore in ciascuno dei momenti di preghiera – singoli o di gruppo – che si terranno nell’anno, è: “Inviaci, Signore, il tuo Spirito di Sapienza per discernere nuove strade!”.

 

Il testo integrale del messaggio

 

I.T.