Palermo ricorda Paolo Borsellino e la sua scorta (19 luglio 1992 - 19 luglio 2015)
Palermo, sabato 18 luglio 2015, via Mariano D'Amelio.
23 anni dopo, un "pezzo" di Palermo, un pezzo di Sicilia, di Italia, si ritrova ancora una volta sotto quella che era la casa della mamma di Paolo Borsellino, dove il magistrato si stava recando - era una domenica, anche quell'anno 1992 - per poi accompagnare la mamma ad una visita medica... e dove una macchina imbottita di tritolo lo aspettava, per far saltare in aria lui e i poliziotti della sua scorta, in una delle più terrificanti deflagrazioni che la storia del terrorismo ricordi...
Si ritrova, quel pezzo di Palermo, Sicilia, Italia, ancora su invito di Rita Borsellino, sorella di Paolo, che da allora - e forse oggi più che mai, viste le infuocate polemiche che si sono scatenate proprio in quei giorni, sul modo di "fare antimafia" - ha voluto dare sempre a questo appuntamento una connotazione precisa: non una "passerella per le autorità", non un "rito politico", ma un modo per ricordare la figura del fratello, il suo impegno per la giustizia e per la legalità, con una vera e propria festa, dando spazio alla gente, ai giovani, ai familiari delle vittime, soprattutto dei poliziotti della scorta, che tra il pubblico occupano il posto preminente... Autorità, poche: il sindaco Orlando, il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello Scarpinato, ufficiali delle forze dell'ordine... soprattutto, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha scelto di essere qui per testimoniare la vicinanza alla famiglia Borsellino della più alta carica istituzionale dello Stato, e anche la sua vicinanza personale, quella di un uomo colpito dalla mafia nei suoi affetti familiari, con l'uccisione del fratello Piersanti, allora Presidente della Regione siciliana.
Nessuna delle autorità interviene, neppure Mattarella: lo spazio è riservato ai giovani, agli scout che "guidano" la serata, alla banda schierata su un palco di legno allestito in fondo alla strada, che accoglie il Presidente con l'inno nazionale, accompagna gli interventi di attori e poeti che raccontano, ciascuno a modo suo, un pezzo di vita di Paolo e del suo inseparabile amico Giovanni Falcone, esegue la canzone "Pensa" di Fabrizio Moro dedicata alla lotta alla mafia; a due cantastorie che, aiutandosi con un cartellone come i menestrelli nel medioevo, cantano la vita e il sacrificio di Giovanni e di Paolo; all'attore Renato Scarpa, che fa una riflessione sul tema dell'onestà...
Infine interviene Rita Borsellino: ricorda ancora una volta Paolo, protagonista della serata... ringrazia i presenti, i familiari delle vittime, soprattutto, e poi le autorità e soprattutto il Presidente Mattarella, perché - dice - tra chi è colpito negli affetti familiari dalla violenza mafiosa si sviluppa un sentimento di affetto e di solidarietà, come se si fosse parenti...
Tra gli intervenuti, invitati da Rita, quest'anno c'è anche l'istituzione Teresiana, che attraverso la comunità di Palermo è stata sempre particolarmente vicina alla famiglia, così come a chiunque sia impegnato nella lotta per la giustizia (molto forte, ad esempio, anche il legame che si era stabilito tra molti membri I.T. siciliani e padre Pino Puglisi), e che attraverso uno dei suoi stessi membri - la Dott.ssa Laura Vaccaro, magistrato, attuale Procuratore Capo presso il Tribunale dei Minori di Caltanissetta ma per lungo tempo sostituto presso la Procura di Palermo - è essa stessa impegnata in quella lotta. Ci si stringe intorno a Rita e a tutta la famiglia Borsellino, anche alcuni membri dell'Istituzione non siciliani, che non avevano mai avuto l'opportunità e l'onore di conoscerla, e che le stringono con affetto la mano...
La serata prosegue, con canti, musica e con la celebrazione di una Eucarestia, alle 22,00.
La mattina seguente - proprio il giorno dell'anniversario dell'attentato - in quel luogo che ha visto morire colui che si batteva perché tutti sentissero la "bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale", si sono svolti giochi per bambini... a significare che la paura e la violenza non possono e non debbono sconfiggere la speranza per un futuro diverso. Lo stesso messaggio, in fondo, trasmesso a tutti dall'albero di ulivo donato poco dopo l'attentato del 1992 dai francescani di Gerusalemme: non c'era in pratica nessuna possibilità che attecchisse e vivesse in strada, esattamente nel punto dove era collocata l'autovettura omicida... Dopo 23 anni è lì, più rigoglioso che mai: il messaggio di Paolo non è morto... un giorno la mafia sarà sconfitta!
r.j.