Il potere trasformante della preghiera in Santa Teresa



Santa TeresaIL POTERE TRASFORMANTE DELLA PREGHIERA IN SANTA TERESA, è il titolo del convegno nazionale che si è svolto a Roma il 10 ottobre per celebrare il V centenario della nascita della Santa. La cerimonia ha avuto luogo presso l’Aula Magna dell’Università Gregoriana. Molti i partecipanti venuti da diverse parti d’Italia che hanno riempito la capiente sala.
Dopo il benvenuto inziale del P. Sandro Barlone S.J., amico di lunga data dell’Istituzione che ha sostituito il Rettore dell’Università, impegnato nel Sinodo, si sono susseguiti i diversi saluti della direttrice generale dell’I.T. Maite Uribe, della direttrice dell’IT in Italia Marina Bressan e del presidente dell’associazione ACIT Carmelo Coco. Le relazioni sono state a cura del Padre Maximiliano Herráiz, carmelitano, Vita Orlando membro dell’Istituzione Teresiana, Enzo Bianchi, priore di Bose e don Luigi Ciotti, “prete di strada” come ama definirsi.

Università Gregoriana Ha animato e coordinato gli interventi Francesca Cocchini che ha contribuito a evidenziare il clima di amicizia che da subito si respirava nella sala, sottolineando opportunamente alcuni passaggi dei relatori e aggiungendo informazioni e chiarificazioni. Ha anche ricordato l’opportunità della scelta del 10 ottobre, giorno della nascita di Josefa Segovia per celebrare Santa Teresa D'Ávila.
 
Maite UrribeMaite Uribe, dopo il saluto iniziale, ha ricordato le parole di Paolo VI in occasione della proclamazione di S. Teresa come dottore della chiesa, collegandole al pensiero di P. Poveda, a quell’”algo sustancial” che è la fisionomia specifica dell’Opera Teresiana: appunto, lo spirito di S. Teresa come maestra di preghiera. Poveda, sulle orme della santa, inaugura un nuovo stile di donna credente, colta, convinta. Egli offre a professori e alunni delle Accademie da lui fondate, il modello della santa di Ávila, cioè una personalità attraente e audace, capace di rompere vecchi schemi. Infine ha ricordato le parole che Papa Francesco ha pronunciato il 15 ottobre del 2014, all’apertura del V centenario della nascita della Santa: una persona che corre fuori e percorre le strade del proprio tempo col vangelo in mano e lo spirito nel cuore.
 
P. Maximiliano HerráizSi comincia con la relazione del P. Maximiliano Herráiz, carmelitano, docente della facoltà teologica di Valencia e del Centro Internazionale di specializzazione teresiano-sanjuanista di cui è anche il fondatore. Il padre Herráiz, amico di lunga data dell’IT, ha insegnato anche al Teresianum di Roma. Il suo intervento si basa sulla preghiera come amicizia, questo è il messaggio di Teresa. Il suo libro della vita è un inno all’amore ricevuto e dato e manifesta l’enorme capacità di amare della Santa. Esperienza teresiana di amicizia umana e divina che in entrambi i casi è segnata dalla verità, il cui cammino è definito insieme alla libertà: verità, amore, libertà, sono i cardini della sua vita. L’amore mutuo non si improvvisa, nasce da Dio e a lui conduce: amore ricevuto e amore donato.
 
Vita OrlandoSegue quindi l’intervento di Vita Orlando, il cui titolo riporta le parole di P. Poveda del 1915: NON VI PARE APPROPRIATO CHE LA NOSTRA ISTITUZIONE PORTI IL NOME DI TERESIANA?
Vita Orlando, membro dell’IT, attualmente insegna teologia spirituale e Sacra Scrittura nella diocesi di Monreale e ha alle spalle un ricco curriculum di esperienze in India, e nei quartieri poveri di Palermo. Ha anche ricoperto incarichi politici come assessore alla pubblica istruzione nel comune di Terrasini.
La relazione mette l’accento sulla presenza costante di S. Teresa nella situazione del suo tempo per l’urgenza di evangelizzazione e si rende conto che per il tempo in cui vive sono necessari amici forti di Dio. Interpreta il suo tempo coniugando vita di contemplazione e azione, dando così vita a un nuovo carisma: pregare e servire l’uomo, pregare e servire la Chiesa che si traduce nel mettere la vita contemplativa a servizio dell’uomo. E’ la stessa urgenza che sente P. Poveda all’inizio del 900 di fronte alla crescente secolarizzazione della società e invita le persone che seguono le sue idee a studiare le opere di S. Teresa che propone come modello di vita per essere persone umane e tutte di Dio. Per Poveda l’esercizio della preghiera è una costante ossessione sulle orme di Teresa che contempla l’umanità di Cristo.
 
Enzo BianchiEnzo Bianchi è Priore della comunità di Bose dove vivono l’esperienza monastica fratelli e sorelle di diversa provenienza cristiana, la cui presenza, oltre che in diverse città italiane è viva anche a Gerusalemme.
LA PREGHIERA OGGI è l’argomento del suo intervento e comincia con una confessione: nonostante abbia scritto tanti libri non ne ha scritto sulla preghiera perché alla sua età non più verde, ha scoperto che la preghiera è difficile. Non accetta le affermazioni spesso correnti del Dio assente, il Dio che tace, perché Dio parla sempre, siamo noi ad essere sordi; egli sa di essere sordo e sente la fatica della preghiera. Quindi intraprende un excursus storico sulla preghiera dal 1968 ad oggi, esaminando le diverse stagioni attraverso cui è passata e mettendo in luce i pericoli che sono narcisismo, individualismo nel credere e sincretismo.

Don CiottiLa preghiera è quindi essenzialmente ascolto: Dio parla, questa è la verità che attraversa tutta la Scrittura e la relazione tra uomo e Dio è di autentico ascolto come la preghiera trinitaria che altro non è se non la relazione Padre, Figlio e Spirito Santo. Ascolto che porta all’amicizia che è accoglienza di una persona e la reciproca comunicazione è la carità; nella carità cristiana, come insegna Teresa di Gesù, c’è agape ed eros.
 
PREGARE E AGIRE PER COSTRUIRE LA PACE E LA GIUSTIZIA è l’intervento di don Luigi Ciotti.
Ordinato prete dal cardinale Michele Pellegrino, grande amico dell’IT, che gli ha affidato come parrocchia la strada e così lui si definisce, un prete di strada. Don Ciotti è il fondatore del Gruppo Abele “per dare voce a chi non ha voce” e in seguito dell’associazione Libera contro i soprusi delle mafie in tutta Italia che attualmente raccoglie più di 1500 associazioni impegnate a promuovere la legalità.

PartecipantiEssere prete di strada significa vedere il volto di Dio in quello delle persone di strada. Se si crede in Dio non si può non agire per la giustizia, infatti pregare E’ agire, non basta essere buoni bisogna essere giusti. Il compito del cristiano è liberare chi libero non è, chi è vittima dell’insicurezza, dello sfruttamento delle mafie; non è libero chi è schiacciato dalla paura, chi deve lasciare il proprio paese e i propri affetti. La pace ha bisogno di costruttori di pace e ci vuole coraggio, se no la vita è meno vera. Infine riporta alcune parole che don Tonino Bello ha rivolto a un gruppo di giovani: “diventate la coscienza critica del mondo, diventate sovversivi, cristiani sovversivi come Francesco d’Assisi; il cristianesimo autentico è sempre sovversivo perché sa che il vangelo non è omologabile con la mentalità corrente”.
 
Il convegno si è chiuso con una celebrazione eucaristica presso la chiesa della Santa Croce e di San Bonaventura curata dalle suore riparatrici, luogo caro all’IT perché presso di loro si è fermata Josefa Segovia durante la sua prima visita a Roma.



Marany Orlando