I Global Compacts e il Diritto Comune alla Mobilità Migratoria

i Global Compacts e il Diritto Comune alla Mobilità Migratoria

Sabato 27 aprile 2019, nella sede di Villa Ximenes a ROMA, si è svolto il Seminario di Studio su “I GLOBAL COMPACTS E IL DIRITTO COMUNE ALLA MOBILITÀ MIGRATORIA”, organizzato dalla Istituzione Teresiana in Italia con l’appoggio della equipe internazionale presente nelle Commissioni di Studio degli Organismi Internazionali ONU.
È stata messa in evidenza la dimensione della internazionalità della Istituzione Teresiana (IT), il valore del suo essere membro riconosciuto dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), il rafforzamento dei percorsi da essa intrapresi in sinergia con altri enti della Società civile e della Chiesa cattolica, esprimendo le prospettive proprie della sua missione realizzata a livello mondiale nei 30 paesi dove è presente.

Gli Indirizzi di Saluto

Indirizzi di SalutoIl saluto rivolto ai partecipanti da Paola Palagi, direttrice dell’Associazione Primaria della IT in Italia, ha dato inizio ai lavori del Seminario [programma], sottolineando la significatività e l’urgenza del tema scelto da approfondire sotto diversi punti di vista: a partire da quello sociologico a quello etico, dall'ottica antropologica e psicologica all'approccio politico. Ha ricordato che “…viviamo in tempi di trasformazioni epocali nel modo di comunicare in un mondo caratterizzato dalle più forti contraddizioni: realtà di unificazione (di economie, di trasporti, di flussi informativi) e al tempo stesso segnata da profondi processi di disgregazione sociale, con crescenti drammatiche diseguaglianze. È importante, per questo, avere un approccio serio alla complessità del fenomeno migratorio odierno in modo da arrivare ad individuare ed attuare strategie corrette e solidali, per costruire insieme un mondo più umano. Questa urgenza si avverte con particolare forza in Italia, in un momento in cui la cultura di accoglienza e integrazione viene pesantemente posta non solo in discussione ma addirittura sotto accusa. Si diffondono atteggiamenti di intolleranza e di razzismo e la più recente legislazione crea situazioni di disagio e di esclusione, come mai si era visto in passato (cfr. Decreto Sicurezza, Legge 132 del 2018). L’Istituzione Teresiana, promotrice di questa giornata di Seminario sulle migrazioni, è particolarmente sensibile a questi temi perché si occupa, fin dai suoi esordi, del dialogo fede cultura, della promozione dei diritti della persona, del rispetto della sua dignità, dell’annuncio evangelico che ha come primi destinatari i poveri e gli ultimi…”

A seguire, Emma Melgarejo, in qualità di coordinatrice della equipe internazionale IT presso ECOSOC, ha presentato il suo lavoro di collaborazione nel processo di redazione del Global Compact on Safe, Regular and Orderly Migration, iniziato a New York nel 2016 e sottoscritto in dicembre 2018 a livello internazionale. La IT si è unita all'appello delle Nazioni Unite e delle società civili per cambiare la narrativa della migrazione in modo che, da fenomeno inteso come un insieme di problemi, sia invece considerato come una opportunità di inclusione e di dialogo, di partecipazione di ogni persona alla costruzione del contesto in cui sceglie di vivere.
Vanno ascoltate ed accolte le storie di centinaia di persone costrette a lasciare la loro terra a causa della sempre crescente disuguaglianza, a fuggire da situazioni che mettono in pericolo la loro vita, a ricercare un futuro migliore per i loro figli e per se stesse che hanno rischiato e perso tutto, solo per ritrovarsi prive di identità, di terra, di dignità in nuove terre dove non sono accolte. Persone che diventano invisibili "legalmente inesistenti", non coperte da alcun sistema legale e di protezione dei diritti fondamentali inalienabili; da qui, si generano abusi e violazioni continue contro di loro, con gli ovvi effetti consequenziali.

Per questo, la IT, in sede ECOSOC, ha sottolineato e condiviso con altri, la necessità che tutti i migranti siano debitamente forniti di documenti non appena mettono piede in un paese di accoglienza, e che siano orientati e sostenuti nel processo di riconoscimento e legalizzazione della propria identità e della dovuta protezione, a cui va aggiunto il riconoscimento di titoli accademici dei paesi di provenienza del migrante. A partire da queste storie, la IT ha evidenziato 9 punti nella stesura del documento finale del Global Compact.

Emma Melgarejo ha poi esposto il lavoro che la IT sta svolgendo nel mondo, a partire da alcuni paesi dell’America Latina fino ad Amman, alle Filippine, Taiwan e Cina, inclusi altri paesi dell’Area asiatica, e in varie città d’Europa, con progetti educativi rivolti soprattutto ai giovani, verso i quali la IT desidera esprimere un atteggiamento di cura specifico. Progetti che realizza attraverso la associazione internazionale EDIW (Education for an Interdependent World), con l’intento di sensibilizzare anche sulla complessità del fenomeno migratorio come una situazione a cui va prestata particolare attenzione per uno sviluppo integrale di ogni persona. A riguardo, Emma Melgarejo ha sottolineato che i giovani che condividono la missione IT hanno lavorato per favorire l'integrazione di altri giovani migranti nelle proprie realtà locali. E la IT ha fatto sì che la loro voce fosse una voce protagonista durante le sessioni ONU di New York e a Ginevra durante il processo di elaborazione dei Global Compacts, come una voce in più tra quelle di una miriade di persone di buona volontà, come voce di “giovani sognatori e costruttori di un mondo interdipendente che presuppone un dialogo che accoglie e che offre speranza, che agisce per la pace mondiale.” Ha ricordato anche il contributo di professionisti della IT nella realizzazione di diversi progetti sociali con migranti.


La Presentazione dei Due Global Compacts

La salaI documenti sono due paradigmi di impegno comune per i Paesi ONU firmatari al fine di garantire il primo, una migrazione sicura, ordinata e regolare; il secondo, per assicurare i diritti dei richiedenti protezione internazionale, di migranti e rifugiati, e la dignità umana di chi, per diversi motivi, deve lasciare il proprio paese. Dovrebbero assicurare la volontà dei governi di affrontare le sfide poste dal fenomeno migratorio, per trovare soluzioni sinergiche, che possono coniugare il diritto comune a migrare con il diritto degli stati a proteggere i propri confini e di formulare la propria politica migratoria, nel pieno rispetto delle Convenzioni internazionali. La finalità è quella di giungere ad un’equa condivisione delle responsabilità tra i diversi Stati ONU.

I due Patti Globali, stabiliti con precisi Obiettivi, prevedono una serie di principi, impegni e misure in tutte le loro dimensioni e presentano un quadro cooperativo globale sui migranti e la mobilità umana con l’intento di regolare i flussi transnazionali delle migrazioni. Anna Maria Donnarumma, nel presentarli, ha sottolineato anche la serie di interpretazioni inesatte e fuorvianti dei due testi che avvengono in un dibattito politico concitato e polemico. I Global Compacts, anche se di natura non vincolante per gli stati a livello giuridico, dovrebbero costituire un punto di riferimento super partes per governare la migrazione in modo efficace attraverso la cooperazione internazionale, lontano da posizioni isolazionistiche che non tengono conto degli ambiti multilaterali in cui oggi gli stati si relazionano a livello interdipendente. Essi sono espressione di riflessioni comuni e di confronto che spinge gli stati a confrontarsi su questioni ritenute, purtroppo a volte, solo di competenza nazionale. La componente internazionale entra in modo preponderante nella formulazione delle politiche migratorie che regolano i flussi transnazionali. L’Italia, purtroppo, si è astenuta al momento della loro firma nel dicembre 2018.

 

La Tavola Rotonda: gli Interventi dei Relatori

Tavola RotondaDopo la presentazione dei Documenti, si intrecciano i contributi tematici dei diversi relatori, che argomentano sul tema proposto.

I primi due, il dr. Luca di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, e don Giovanni De Robertis, direttore Generale Fondazione Migrantes della CEI, www.chiesacattolica.it/immigrazione-dossier-statistico-di-caritas-italiana-e-migrantes, sulla base dei dati del XXVII Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes 2018, hanno sottolineato l’importanza di comunicare l’immigrazione con un linguaggio nuovo e aderente alla realtà. Fanno presente come la percezione degli italiani su tale fenomeno sia, purtroppo, cambiata in modo erroneo e non corrispondente ai Dati Evidenti che spesso si alterano e quindi risultano non reali e veritieri. Hanno integrato quindi, con il supporto di un video, informazioni statistiche corrette ed approfondite, che purtroppo i media in generale non danno, non consentendo conoscenze valide per un operare coerente. Inoltre, le politiche di immigrazione recentemente adottate da vari paesi, i respingimenti illegali, la separazione delle famiglie, la lentezza delle procedure e gli abusi a danno dei migranti sembrano indicare la nascita di un nuovo gruppo di emarginati, presenti ovunque nel mondo.

Non si può pensare che il fenomeno migratorio sia un processo indiscriminato e senza regole, ma non si possono nemmeno ergere muri di indifferenza o di paura e, da parte loro, gli stessi migranti non devono tralasciare l’onere di conoscere e rispettare la cultura e le tradizioni della nazione che li accoglie.

Di Sciullo ha affermato che i fatti dimostrano come la UE sia impreparata ad affrontare la questione della migrazione. In Italia, poi, la mancata approvazione del Parlamento del principio dello ius soli temperato per il diritto alla cittadinanza dei cittadini stranieri, solo pochi anni fa, ha sottratto a molte persone l’opportunità di regolarizzare la loro presenza come residenti sul nostro territorio. Oggi ci si sta incamminando verso uno ius culturae, anche per superare il conflitto identitario nei giovani nati in Italia da genitori stranieri.

De Robertis, ha evidenziato come spesso si è obbligati a fare la scelta migratoria, ma che l’emergenza vera è proprio quella dei giovani italiani che devono emigrare per trovare lavoro in sintonia con le qualifiche professionali raggiunte. E ha insistito sul fatto che l’emergenza è proprio quella della fuga dei giovani dall’Italia. Di fronte alle tante forme di precarietà e vulnerabilità che molte persone soffrono per diverse ragioni, l’esempio da lui riportato, per capire l’atteggiamento dell’accoglienza, e cioè la necessità di conoscere bene un rom prima di poterlo comprendere… ha suscitato sentimenti di commozione tra i partecipanti.

Ha poi ricordato che la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano integrale www.vatican.va/roman_curia/sviluppo-umano-integrale/index.htm, è stata incaricata da Papa Francesco di elaborare un documento per contribuire alla riflessione concernente i Patti globali, a partire dalla prospettiva della Dottrina Sociale della Chiesa.

Il Documento, intitolato 20 Punti di Azione per i GLOBAL COMPACTS, delinea, infatti, una serie di misure efficaci in risposta alle sfide del fenomeno migratorio e rappresenta una risposta della Chiesa ai bisogni dei migranti e rifugiati. Si articola secondo il percorso di quattro verbi: Accogliere, Proteggere, Promuovere e Integrare, con i quali il Papa ha voluto sottolineare l’urgenza di azioni coordinate ed efficaci per fronteggiare la complessa realtà delle migrazioni contemporanee.

Il Padre Alessandro Manaresi S.J., vicedirettore del Centro Astalli http://centroastalli.it, con un video ha introdotto la presentazione delle sue attività in modo eloquente tra narrazioni e immagini, statistiche e testimonianze dirette. Ha evidenziato quali siano le caratteristiche di tante persone che arrivano in Italia per chiedere protezione, in fuga da guerre e persecuzioni nei paesi di provenienza, dimostrando quanto sia difficile garantire a tutti i diritti umani fondamentali come il cibo, un posto letto, le cure mediche necessarie, una casa o un lavoro.

Ha incentrato il suo discorso sulle motivazioni e sul profilo della persona volontaria, che spesso chiede di collaborare nei servizi giornalieri che offre la struttura del Centro Astalli. In essa vi sono molte ricchezze in gioco perché si avvicina all’altro in modo personale e gratuito, disponibile a intervenire quando vi è un bisogno e di offrire l’aiuto necessario affinché una persona possa ricostruirsi una vita in un paese straniero. Nel volontariato avviene un cambiamento esistenziale che consente di vivere l’accoglienza come prossimità all’altro nella diversità e di vedere negli occhi del rifugiato/migrante la nostra storia.



Il Dibattito della Mattinata

Gli interventi hanno dimostrato un pubblico preparatoGli interventi hanno dimostrato un pubblico preparato che ha posto domande puntuali su diverse questioni, quali quelle relative al lavoro dei migranti con il riconoscimento dei diritti sindacali e dei requisiti previdenziali; al supporto da dare alle badanti che non possono intraprendere un iter di regolarizzazione o per mancanza di documenti, o perché non ci sono le sanatorie che favoriscono i processi di conseguimento dei permessi di soggiorno; alla riscossione delle pensioni, che diventa una questione problematica perché non possono essere percepite dai migranti nei paesi di origine al loro rientro, per mancati accordi tra i governi dei due paesi; alla valorizzazione delle qualifiche professionali possedute dai migranti e alla potenzialità degli imprenditori stranieri che generano un reddito significativo anche a vantaggio della nostra economia e non solo per l’invio delle rimesse che sostengono i propri familiari nei paesi di origine.

Nel pomeriggio, si è ripreso il lavoro con una breve Presentazione del Documento elaborato da
il Forum delle ONG di Ispirazione Cattolica https://foruminternational.org/:
“Verso una Società più Inclusiva: una sintesi dei Gruppi Tematici del Forum Roma”

Il prof. Augusto Reggiani, della FONDAZIONE ABCD per la promozione sociale e la cooperazione allo sviluppo, ha spiegato le motivazioni che hanno sostenuto le varie organizzazioni di ispirazione cattolica a confrontarsi su tematiche che garantiscono condizioni culturali e socioeconomiche di inclusione delle persone, specialmente le più vulnerabili, quali quelle legate a: diritti umani, sviluppo, cure mediche, educazione, famiglia, gioventù, migrazione.

Il Documento elaborato esprime, così, valori-guida ispiratori, criteri e finalità di lavoro svolto dalle diverse associazioni che vi appartengono. Fa riferimento alle Metodologie da loro utilizzate con approccio orizzontale e non gerarchico, analisi e ricerca accademica, convergenza tematica, impatto e coesione sociale, aggregazione e lavoro in e di Rete.

La loro azione è incoraggiata e supportata da una convinzione che va al di là della persona singola e che esplora continuamente il valore della trascendenza e del cambiamento epocale che include anche un’importante dimensione morale.

 
La Presentazione di alcune Esperienze di Accoglienza e di Inclusione Sociale

presentazione di Buone PraticheHanno contribuito alla presentazione di Buone Pratiche riguardo alla tematica di genere e alla tutela dei diritti delle donne migranti la dott.ssa Zervino María Lía, Presidente Generale Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche UMOFC / WUCWO e la dott.ssa Barbara Terenzi del VIS e Missioni don Bosco, Don Bosco 2000, nell’orizzonte di Luci ed Ombre sulle Donne nello scenario mondiale e per porre fine al grave fenomeno della Tratta.

Entrambe le relatrici hanno evidenziato l’esigenza di recuperare la dimensione dei diritti umani, basata sul riconoscimento oggettivo della dignità propria di ogni persona, a prescindere dalle condizioni del suo status e delle sue caratteristiche identitarie. Trasgredire tale dimensione ed esercitare forme di violenze incredibili, in particolare sulle donne, conduce a divenire sostanzialmente incuranti degli altri e si favorisce quella globalizzazione dell’indifferenza che nasce dall’egoismo, frutto di una concezione della persona incapace di accogliere la verità e di vivere un’autentica dimensione sociale.

Gli esempi addotti dalle relatrici hanno preteso dimostrare come nel contesto di società libere e nelle dinamiche di relazioni interdipendenti, giuste e inclusive, parità ed equità differiscono in modo sostanziale, poiché l’equità è un concetto che va al di là di una distribuzione equa dei benefici ed esige la creazione di pari opportunità. L’equità partecipativa, l’emancipazione e la responsabilizzazione autentica debbono divenire componenti del processo di sviluppo necessario per contrastare ingiustizie ed iniquità, affinché nessuna persona venga lasciata indietro. Occorre quindi analizzare le cause profonde di queste iniquità e della mancata responsabilità da assumere nel progredire verso nuove espressioni di solidarietà internazionale.

Interessante la proposta di una Migrazione Circolare che prevede un rientro del migrante, preparato ed accompagnato nel paese di origine, per riuscire ad avere documenti personali che le consentano di rientrare in Italia in modo regolare.

Ha ripreso quindi la parola il prof. Augusto Reggiani, per presentare una esperienza alla luce del tema Globalizzazione Economica e Migrazioni. In qualità di membro del Coordinamento nazionale sugli ostacoli al commercio dei beni italiani nei Paesi terzi e di assistenza alle associazioni rappresentative delle imprese, ha potuto sperimentare come, attivando le condizioni di produttività /produzione in zone di Paesi Terzi, si possa generare del lavoro redditizio che trattiene gli abitanti nel proprio luogo nativo, perché garantisce loro forme reali di guadagno e non solo di sopravvivenza. In Burkina Faso, per esempio, la preparazione di terreni idonei alla coltivazione dei fagiolini, ha consentito un accordo transnazionale di vendita/acquisto tra imprese sociali locali e la Findus italiana. E il risultato è che non vi sono migranti di questo Paese nel mondo.

Nel meccanismo della redistribuzione delle opportunità produttive, anche nel rispetto delle caratteristiche climatiche, ha sottolineato il relatore, la sussidiarietà è una dinamica che promuove solidarietà e fraternità; diventa uno strumento per raggiungere la coesione sociale e contribuire all’inclusione e alla giustizia sociale. Così, un’impresa sociale, un nuovo modo di vedere la relazione tra il lavoratore e il lavoro, la promozione di valori intergenerazionali, sono tutti percorsi per raggiungere una migliore distribuzione della ricchezza economica che sia rispettosa di tutti i popoli.

Purtroppo e spesso, i governi e gli enti privati del Primo Mondo sfruttano le risorse del Mondo in via di sviluppo esacerbando i problemi in questi paesi: sottosviluppo, migrazione, mancanza di assistenza sanitaria e di opportunità educative, divisione delle famiglie i cui giovani lasciano le loro case nella speranza di inviare rimesse in patria. Va perciò garantita una più ampia inclusione di tutti gli esseri umani. Le soluzioni debbono essere ricercate a livello globale, i problemi risolti attraverso la negoziazione e la comprensione del punto di vista dell'altro, non soltanto con il potere. Gli sforzi multilaterali devono quindi essere vincolanti, con una condivisione attiva delle responsabilità da parte di tutti i partner.

 


Le Conclusioni


Le ConclusioniInfine, sono stati manifestati ragioni e sentimenti di vero apprezzamento per gli interventi tematici/progettuali dei relatori da parte delle partecipanti e dei partecipanti al Seminario.

In molti si sono espressi favorevolmente anche nella profonda convinzione che tale esperienza di condivisione tematica e progettuale in Rete tra associazioni, alcune appartenenti al Forum ICNGOs, sia la strategia più idonea da seguire, sia per assicurare gli obiettivi di cambiamento da noi tutti desiderati e per cui lavoriamo quotidianamente, sia per superare le disuguaglianze crescenti a livello socio-culturale-economico e soddisfare, così, le aspettative di equità e giustizia sociale per ogni persona, anche migrante, nei nostri contesti societari.

Grande impatto ha prodotto il ricordo della frase di Papa Francesco da parte di don Giovanni De Robertis che sottolinea come le migrazioni sono oggi lo spazio in cui Dio costruisce la nostra storia...  La luce del Vangelo è guida per chiunque si pone al servizio della civiltà dell’amore, dove le Beatitudini hanno una risonanza sociale, dove c’è una reale inclusione degli ultimi.

Si è auspicato di continuare il percorso intrapreso, attivando forze sinergiche e complementari, per rafforzare le relazioni internazionali sulla base di concetti fondamentalmente diversi e innovativi e garantire il conseguimento del cambiamento sociale desiderato insieme.



A cura di Anna Maria Donnarumma