Iniziazione Cristiana in pratica … con chi? … che cosa? … come?

Iniziazione Cristiana in pratica

Dal 30 giugno al 6 luglio 2019 a Terrasini (PA), su iniziativa dell’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI, si è svolto “non un convegno” ma un vero e proprio “laboratorio” sui problemi dell’Iniziazione Cristiana dei fanciulli che così com’è rischia di non essere più efficace nel nostro attuale contesto religioso e socio-culturale.

La settimana di formazione ha visto la partecipazione di 270 operatori pastorali provenienti da 16 regioni ecclesiastiche e da 104 diocesi d’Italia, 8 vescovi e rappresentanti di diverse realtà associative come ACR, Scout, RnS … La ricerca comune di una nuova formula, secondo uno stile sinodale, ci può portare verso un percorso di ammodernamento di metodi e strumenti intorno ad una tematica di vitale importanza come la trasmissione della fede alle nuove generazioni. La soluzione che si intravede è quella di un capovolgimento di prospettiva; è necessario partire dalla vita, dalla realtà, dalla pratica e poi da lì continuare il cammino.

Lo stesso titolo dell’appuntamento “Iniziazione Cristiana in pratica … con chi? … che cosa? … come?” indica un percorso pratico da intraprendere per i sacramenti quali quelli del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia. La proposta laboratoriale dell’Ufficio si svilupperà in tre anni, proposta iniziata in questi giorni con la domanda: “con chi facciamo esperienza di Iniziazione Cristiana?”, cioè chi sono i soggetti. Certamente iniziare alla fede i bambini e i ragazzi non è compito esclusivo dei catechisti; è tutta la comunità che deve essere coinvolta, una pluralità di soggetti educativi di cui la famiglia non può essere ultima: «una comunità generatrice alla fede che deve mirare meno al “conteggio” e più al “contagio”, meno al calcolo dei risultati e più alla gioia della testimonianza, meno “alla quantità delle adesioni” e più “alla qualità delle relazioni”» così ha affermato il Vescovo Mons. Erio Castellucci, presidente della Commissione episcopale della CEI per la dottrina della fede, la catechesi e l’annuncio.

Tra le relazioni, una tra le più importanti è quella tra parrocchia e famiglia, che è chiamata a essere corresponsabile dell’educazione cristiana dei figli. «É proprio in famiglia, nel grembo delle relazioni affettive, nella carne della quotidianità dove si costruiscono la fede e le rappresentazioni di Dio; la comunione, la figliolanza e la fraternità; qui si imparano il perdono e la cura, il pasto e la parola; la gratitudine e anche il sacrificio. Il grembo familiare ha una prerogativa unica: quella di trasmettere il Vangelo radicandolo nel contesto di profondi valori umani», afferma nella sua relazione Don Michele Roselli dell’équipe nazionale di formazione IC.

Durante l’incontro, infatti, sono state presentate tre esperienze pilota di iniziazione cristiana, realizzate lungo la penisola, da chi ha tentato vie innovative di coinvolgimento pieno delle famiglie, e in particolare nell’Unità pastorale di Zevio-Porzacco-Volon della Diocesi di Verona con il parroco-moderatore Don Gaetano Pozzato, nella parrocchia di S. Pio X a Modena con Don Ivo  e nella parrocchia di S. Maria delle Vittorie a Bari con il parroco carmelitano Angelo De Florio.

Queste tre esperienze sono state al centro del dibattito e del confronto che si è fatto nei gruppi di lavoro o laboratori in cui tutta l’Assemblea si è divisa e da cui sono usciti alcuni dei criteri per valutare e riorientare le nostre pratiche di Iniziazione Cristiana.

Fratel Enzo Biemmi, nel sintetizzare tutto il lavoro dei laboratori, ha avuto come punto di riferimento i quattro principi che Papa Francesco ci ha proposto nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium  e cioè che “la realtà è più importante dell’idea”, “il tutto è superiore alla parte”, “il tempo è superiore allo spazio” e “l’unità prevale sul conflitto” (EG 221-237).

A partire da ciò, ha rielaborato i criteri emersi, dividendoli secondo l’ottica dello “sguardo”, degli “atteggiamenti” e del “coraggio”:

- Uno sguardo di fondo è quello di “intendere la vita come luogo teologico in cui tutti siamo degni di ricevere e di dare annuncio in quanto persone e figli di Dio”;

- è necessario “coltivare nei confronti dei ragazzi e delle famiglie atteggiamenti di ascolto, accoglienza, fiducia, sguardo misericordioso nonché rispettoso della libertà di scelta da parte di ciascuno”;

- con il coraggio di essere temerari e pazienti contro la logica del “si è fatto sempre così”, capaci di corresponsabilità e di collaborazione nel rispetto della reale diversità dei soggetti coinvolti (bambini e ragazzi, famiglia, comunità, territorio, diocesi … spostando l’accento dai catechisti alla comunità, dai bambini alle famiglie …);

- …

 «Iniziare alla fede cristiana implica lo sforzo di educare alla fecondità delle differenze, alla bellezza di un mondo e di una Chiesa che sono “sinfonia”», ci sollecita ancora una volta Mons. Erio Castellucci. Nessuno dei presenti si è illuso di avere trovato la formula magica, ma di aver capito che è un cammino da percorrere con creatività e flessibilità, senza fretta e con coraggio.

  Il Vescovo di Rossano-Cariati, Mons. Giuseppe Satriano, ha sintetizzato il tutto in modo efficace, affermando che «l’unica strada è una comunità che educa, che evangelizza e  accompagna!».




Vita Orlando