L'ISTITUZIONE TERESIANA "CASA DI VITA"

 

Targa

Domenica 16 febbraio, la Fondazione Internazionale "Raoul Wallenberg" (IRWF) ha consegnato la targa che identifica l'Istituzione Teresiana come "Casa di Vita", per aver accolto durante l’occupazione nazista a Roma, ebrei e altri perseguitati.

La cerimonia si è svolta presso la sede di Roma in via Cornelio Celso 1. La professoressa Paola Palagi, responsabile dell'Istituzione Teresiana in Italia, ha  rivolto parole di ringraziamento alla Fondazione Wallenberg, rappresentata dalle dottoresse Silvia Costantini, Vicepresidente della Fondazione, ed Elena Colitto Castelli, coordinatrice per l’Italia del Progetto “Case di Vita”. Ha sottolineato la riconoscenza per questo riconoscimento che ci onora, ma soprattutto per l’ attività che la Fondazione svolge, “importante per mantenere viva la memoria e approfondire la verità storica con tutte le sue luci ed ombre”. Ha ricordato poi il lavoro della professoressa Anna Doria “che ha permesso la scoperta e la ricostruzione di quanto avvenuto nella casa dell’Istituzione durante i drammatici mesi dell’occupazione di Roma". Ha ringraziato anche il Dott. Massimo Finzi, Assessore alla memoria della Shoah della Comunità Ebraica di Roma, e la Sig.ra Paola Massiah, testimone.

 

In seguito la dott.ssa Gregoria Ruiz, membro del Governo Generale in qualità di rappresentante della Direttrice dell'Istituzione Teresiana, dottoressa Maite Uribe, ha rivolto  un saluto ai presenti.

Successivamente Anna Doria, autrice del volume “Oggi sono venuti i tedeschi”, ha presentato una sintesi di ciò che è stato vissuto in quel periodo dai membri dell’Istituzione Teresiana, cinque giovani spagnole venute a Roma con la finalità di far vivere anche qui il proprio carisma di presenza cristiana nel mondo dello studio e della cultura. A questo scopo avevano aperto un collegio universitario proprio in via Gaeta 8.

Proprio la ricerca di Anna Doria sui diari della casa di via Gaeta 8, che allora era la sede dell’Istituzione Teresiana in Italia e dove poterono trovare rifugio almeno 35 ebrei, è all’origine del riconoscimento che è stato attribuito oggi all’Istituzione Teresiana.

Suor Grazia Loparco ha poi presentato una sintesi del suo lavoro di ricerca sugli ebrei salvati nelle case religiose, oltre 4.500, dei 12.000 che vivevano a Roma al tempo della distruzione del ghetto, precisando che le cifre non sono esatte, poiché era estremamente pericoloso lasciare traccia scritta e ha sottolineato la collaborazione tra i diversi gruppi di religiosi o di semplici cattolici per cercare di aiutare in ogni modo le persone nascoste, procurando documenti falsi, cibo, e tutto quanto potesse essere loro di aiuto.  Agivano ancora prima di ricevere autorizzazione dall’autorità ecclesiastica, perché, come dicevano, le persone non possono aspettare ...

Il dottor Massimo Finzi ha sottolineato l’importanza di mantenere la memoria, soprattutto nel clima odierno, e ha elogiato il lavoro della Fondazione che in questo impegno è in prima linea. Ha raccontato la sua personale vicenda: proprio il 16 ottobre 1943, giorno della razzia degli ebrei romani, i suoi genitori fuggirono e affidarono lui, bambino di pochi mesi, a una coppia di anziani vicini di casa, i quali, alle SS sopraggiunte, lo dichiararono proprio nipotino. I suoi salvatori erano i genitori del giornalista Paolo Guzzanti, padre di Corrado e Sabina.

La signora Paola Massiah ha portato la sua testimonianza, raccontando che la sua mamma, incinta di lei, era stata accolta nella casa teresiana, e così poté salvarsi dalla deportazione in campo di sterminio. Successivamente è stata letta anche la testimonianza di Paolo de Carolis,  che per motivi di salute non era presente. Paolo è stato uno degli 11 bambini  che vissero per 9 mesi nella casa di via Gaeta.

Gli ultimi interventi sono stati della Fondazione Wallenberg. La dottoressa Silvia Costantini ha spiegato l’importanza del riconoscimento  e ha sottolineato che le targhe sono “memoria del bene” e monito anche per i passanti, soprattutto per le generazioni più giovani. La dottoressa Elena Castelli ha fatto un commuovente ricordo della vicenda vissuta in via Gaeta  tra settembre 1943 e giugno 1944, mettendo in evidenza la generosità e anche la spontaneità dell’opera delle cinque teresiane.

Sia Paola Palagi sia Massimo Fini nei loro interventi hanno sottolineato l’attualità della cerimonia, in un momento storico come quello odierno, in cui ogni giorno ci sono segni di antisemitismo, di odio razziale, dove valori come rispetto, accoglienza, solidarietà, libertà sono soffocati da gesti di intolleranza, violenza, indifferenza e insensibilità. Invece dobbiamo essere portatori di fraternità e speranza, perché è ancora possibile vivere in un mondo di giustizia, e di pace.

Gli interventi sono stati intervallati dai canti “Yo solo fui un instrumento” e “Gracias a la vida”,  eseguiti  da Elia Fleta, voce e chitarra, e Marco Martinelli, flauto traverso, e hanno spezzato la drammaticità dei ricordi e delle testimonianze.

Alla fine ha avuto luogo l’atto più importane: lo scoprimento della targa che riconosce la sede dell’Istituzione Teresiana, “CASA DI VITA”.  La targa è stata affissa all’ingresso di via Cornelio Celso 1.

La giornata di festa si è conclusa con un ricco buffet, come una famiglia che festeggia insieme un avvenimento importante.

 IT Roma