Intelligenza Artificiale: Cos'è? Perchè se ne parla così tanto oggi?
A Palermo, si è’ tenuto un incontro per comprendere meglio l’Intelligenza Artificiale.
Cos'è? Perché se ne parla così tanto oggi? È davvero intelligente? Come fa a funzionare così bene?
Sono alcune delle domande a cui Sergio Graziano, membro ACIT e ingegnere, appassionato di Intelligenza Artificiale, ha tentato di dare risposta durante un incontro organizzato su questo tema dall'equipe culturale della comunità IT di Palermo.
Con grande chiarezza e accuratezza, il relatore ha approcciato il tema in modo trasversale presentandolo da punti di vista diversi a partire dagli spunti offerti da alcuni testi, come “Etica dell’intelligenza artificiale” di Luciano Floridi, “Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali” di Paolo Benanti e “Geopolitica dell’intelligenza artificiale” di Alessandro Aresu. Le diverse prospettive di un filosofo, di un teologo e di un giornalista e consigliere scientifico.
Partendo dalle origini della rivoluzione digitale che ha portato alla nascita dell’Intelligenza Artificiale, Sergio ha illustrato la rapida evoluzione che essa ha avuto nel corso degli ultimi decenni e quali impatti ha avuto e ha sulla vita di tutti noi. Le forme che ha assunto l’IA e che, verosimilmente, assumerà nel corso del tempo diventeranno sempre più invasive e presenti nella quotidianità di tutti, come l’esempio dell’icona Meta AI apparsa improvvisamente su Whatsapp (il sistema di messaggistica utilizzato dalla quasi totalità delle persone) in cui si presenta come un interlocutore con cui dialogare e a cui chiedere qualsiasi cosa. Peccato che ogni volta che lo interroghiamo, condividiamo o scriviamo qualcosa, “regaliamo” dati personali preziosi senza esserne consapevoli. “I dati rappresentano il nuovo petrolio” e sono il nutrimento dell’IA e la nuova fonte di ricchezza e potere mondiale.
Questa tecnologia che chiamiamo "intelligenza artificiale", come ha spiegato Sergio nel corso dell’incontro, non ha nulla di intelligente, perché non è frutto di una mente che ragiona, ma il risultato di algoritmi che mettono insieme dati forniti dalla rete. Quando interroghiamo l'Intelligenza Artificiale, come Chatgpt, otteniamo risposte create unendo dati provenienti dal mare di informazioni presenti sul web.
La metafora suggestiva del pappagallo, suggerita dal relatore per definire l’IA, rende bene l’idea e ci aiuta a comprendere cos’è effettivamente questa tecnologia, cioè un ripetitore di informazioni date da qualcuno e acquisite dal sistema, riorganizzate secondo algoritmi che nulla hanno di creativo o “intelligente”, ma che si basano su dati statistici e formule matematiche. Niente a che vedere, quindi, con l’intelligenza e la creatività umana e il pensiero critico che solo un essere umano è in grado di elaborare. Eppure, l’IA funziona così bene perché è addestrata a partire da informazioni acquisite su basi statistiche per prove ed errori, che perfezionano sempre di più la correttezza delle sue risposte. È importante, però, come è emerso nel corso dell’incontro, filtrare, rivedere e “prendere con le pinze” quello che l’IA dice, senza considerarla un “oracolo” o una fonte di verità assoluta a cui delegare la propria capacità riflessiva ed elaborativa.
È stato interessante riflettere sugli impatti che questo tipo di tecnologia sta comportando a livello globale. Il relatore, infatti, ha riportato dati prodotti da studi scientifici e articoli relativi alle conseguenze che su diversi piani l’IA sta producendo, in particolare su quello ambientale, etico e geopolitico. Non è stato difficile comprendere cosa comporti a livello ecologico lo sviluppo di una tecnologia basata sull’utilizzo della corrente elettrica e sulla necessità di raffreddare le enormi centrali di dati, i cosiddetti “data center”, alimentati da essa che vanno incontro a surriscaldamento. Per non parlare delle scottanti questioni etiche che riguardano la disuguaglianza globale, la privacy e la sorveglianza, solo per citarne alcune. Infine, gli equilibri geopolitici che l’IA sta stravolgendo attraverso il potere dei colossi dell’informatica concentrati nelle mani delle grandi potenze mondiali come USA e Cina.
Insomma, quello che è emerso chiaramente dall’incontro è che questa nuova sfida, a cui non possiamo sottrarci perché tornare indietro non è possibile, ci interpella e ci spinge a riflettere sull’uso consapevole dell’IA e anche a lottare per far sì che i governi ai vari livelli ne regolamentino l’uso e lo sviluppo.
Una cosa sorprendente è stata leggere, a chiusura dell’incontro, l’opinione di Pedro Poveda su questa nuova tecnologia secondo l’IA stessa interrogata da Sergio. Secondo le sue parole “Poveda non avrebbe avuto paura dell’IA, ma avrebbe chiesto discernimento, giustizia sociale e umanesimo nel suo uso. L’avrebbe vista come una sfida educativa e spirituale del nostro tempo”. Probabilmente si è avvicinata al pensiero del fondatore dell’IT, ma senz’altro ci ha fatto pensare alle parole di Papa Francesco in merito a questo tema.
Emmanuela Savio