L’informazione che nel 1913 un amico , don Pedro Lopez, fornì al sacerdote Poveda, nuovo in Jaén, era la cosa più appropriata per il suo scopo: "Josefa Segovia, 21 anni, studentessa della Scuola Superiore di Magistero, da poco arrivata da Madrid e sul punto di terminare brillantemente i suoi studi, giovane intelligente e capace."

Era questa, nel 1913, la scheda di Josefa Segovia: una delle prime donne che si era lanciata nel mondo della cultura universitaria, una promessa nella piccola città di Jaén  e un impulso per l’azione.

Don Pedro Poveda arrivava da Covadonga. Alcuni anni prima, a Guadix, era riuscito a realizzare una delle esperienze di liberazione sociale più all’avanguardia in quel periodo: 1897-1906.

Era andato a vivere con gli abitanti delle grotte e con gli zingari; nelle stesse grotte ebbe modo di studiare la situazione di quella miserrima popolazione suburbana; progettò laboratori, costruì per loro scuole e chiesa, organizzò la loro evangelizzazione.

Quel giovane sacerdote riuscì a fare tutto questo con una capacità organizzativa, con uno spontaneo senso di giustizia, con una tenacia e un successo tali da provocare lo scandalo e l’esilio immediato.

Nella lontana Covadonga sette anni di riflessione sugli avvenimenti socio-culturali e religiosi fecero maturare la sua inquietudine e la sua fantasia: inventare un’Opera che fosse capace di iniettare nella cultura un autentico senso cristiano, che riconciliasse la fede con il progresso e la storia sociale che in quel momento storico si stava vivendo.

Nel 1913 si trasferì a Jaén, disposto a realizzare la sua esperienza in questo campo.

Don Pedro era l’uomo che arrivava da parte di Dio.

Fu così che un giorno del mese di ottobre Pepita Segovia e sua madre ricevettero, nella loro casa di Via de los Cagnos, la visita di Don Pedro, con la proposta che Pepita si incaricasse di un Centro pedagogico che egli pensava di aprire accanto alla Normale di Jaén, fondata da poco.

Di fronte alla formidabile tenacia e dolcezza di quel sacerdote, non valsero a nulla le perplessità di Josefa e dei suoi genitori. Così venne accettata la direzione di quel collegio.

Erano proprio necessarie l’apertura e l’audacia giovanile di Pepita Segovia per accogliere, con fede profonda e incrollabile, il progetto di Padre Poveda: direttrice di alunne inesistenti, di una Residenza che dovette subito affittare, collaboratrice di un compito il cui impegno e la cui portata soprannaturale poteva appena immaginare in quel momento.

Consistevano proprio in questo, infatti, la vera avventura e l’aspetto principale dell’invito di Don Pedro.

Josefa Segovia aveva dato il suo "sì" a un duplice lavoro: il primo ad un lavoro sulla linea della sua preparazione pedagogica e, mediante esso , al compito di creare, con l’insegnamento, con tutta la forza della sua vita, una ragion d’essere di una forza tale che essa, da sola, potesse svegliare nei suoi discepoli un autentico "vissuto" del senso cristiano da dare alla propria vita.

La cultura che Josefa Segovia aveva assorbito nell’Università accusava vertiginosamente il processo di "desacralizzazione" che aveva avuto luogo in tutta la vita intellettuale europea e, in particolare, nel campo universitario.

Josefa Segovia sapeva, a seguito della sua penosa esperienza personale, che cosa aveva significato per lei resistere all’ambiente, per mantenersi fedele alla sua fede, di fronte alla diserzione quasi totale dei suoi compagni di professione.

Da questo vissuto e dall’incontro con il pensiero limpido e lineare del Padre Poveda, sbocciò in lei l’apertura al problema, la ferma vocazione di portare il fermento cristiano nella vita. Incominciò a portare questo impegno nella sua professione, costituita allora da due realtà profondamente umane, come l’educazione e la cultura.

"Quando Dio mi creò avrà detto sicuramente: - Ecco per il mondo una donna piena di fede!"

Questo acuto commento di Josefa Segovia dinanzi ad una situazione difficile era una autodefinizione: donna piena di fede, sempre aperta, lungo la sua vita, ad accettare l’invito perturbante – se umanamente considerato – da parte di Dio. Sempre pronta ad accettare il rischio di fronte alle difficoltà insuperabili, a raccogliere l’invito di Dio e seguirLo affinché fosse Lui ad agire attraverso di lei.

 

1. Un segno

2. Intuizioni e rischio
3. Rifiutare tutto cio' che e’ umano? Mai
4. Un cristianesimo nella sua purezza originale
5. Con la sua sola presenza
6. La verita’ vi fara’ liberi
7. Senso di chiesa
8. Ora è tempo di soffrire meglio
9. Continueremo l’opera
10. Promozione culturale
11. Espansione
12. Con tutte le tue forze
13. La santita’ o la morte