FRATEL BIAGIO
Caro fratel Biagio, il mio non è un saluto, la tua non è una dipartita. Scrivo solo per dirti grazie e perché conto su un arrivederci.
Ti ho conosciuto che ero una ragazza prossima alla maturità. In quell’anno approfondivo gli iscritti dell’istituzione teresiana, leggevo la testimonianza della nostra Victoria Díez che voleva andare ai confini del mondo per scoprire che il Signore la chiamava invece nella sua piccola Hornachuelos; così in quei stessi giorni ascoltavo le tue parole, il tuo desiderio di missione di andare in Africa e poi invece il tuo ritorno nella Palermo che ti aveva deluso, ferito, che hai trasformato amandola nella tua terra di missione. Già allora ho avuto la consapevolezza che stavo conoscendo dei santi, che il Signore mi parlava attraverso la loro storia. “Con il cuore e la mente nel momento presente” così scrive Pedro Poveda, così in nome di un'amicizia che cresceva sempre di più abbiamo vissuto insieme la Pasqua e di lì a poco per la prima volta nella mia vita salii su quel pulmino di notte.