Per una vita apostolica (20 febbraio 1920)

In molte occasioni vi ho detto, e ora ve lo ripeto, che [un perfetto membro dell'Opera] altro non è che un perfetto cristiano.

Da questa affermazione nasce il mio impegno a che conosciate quale era la vita dei primi cristiani, affinché la imitiate alla perfezione. Siccome questa vita è ben descritta negli Atti degli Apostoli, mediteremo oggi uno dei molti insegnamenti contenuti in questo libro sacro.

Il versetto 42 del capitolo 2 ci offre materia abbondante, perché, in poche parole, ci viene detto quanto dobbiamo sapere e praticare per condurre una vita perfetta. Per tale vita, secondo Cornelio A Lápide, sono necessarie tre cose: luce, alimento e respirazione.

La dottrina apostolica è luce per l'anima, perciò a più dottrina più luce. Chi ha più bisogno di luce celeste di coloro che, per professione, debbono insegnare dalla cattedra con la parola e con l'esempio? Chi ha più bisogno di luce di coloro che debbono vivere in mezzo al mondo, per dissipare le sue tenebre e illuminare chi sulle tenebre si adagia?

Perché se quei primi cristiani avevano bisogno di risplendere in mezzo ad una società pagana e incredula, voi non vivete in tempi migliori né siete esonerati dallo stesso obbligo.

Se già allora si falsava la dottrina e si adulteravano gli insegnamenti di Cristo, ora la falsificazione è più accorta e con maggiore inganno si adulterano gli insegnamenti del Salvatore. Se allora, per liberarsi dagli errori e dai sofismi erano necessari la lezione costante, lo studio assiduo della verità, ora avete bisogno di ricevere queste lezioni e di apprendere gli insegnamenti della stessa verità per non incorrere in errori più arguti e più mascherati.

D'altronde i vostri errori, non per malizia - neppure a pensarlo - ma per ignoranza, che per negligenza si può avere, i vostri errori hanno conseguenze incalcolabili e possono essere occasione di danno, poiché, dovendo voi insegnare a chi un giorno dovrà insegnare, il danno avrebbe una estensione incalcolabile. Se voi, invece, studiate e apprendete la dottrina di Cristo, perseverando nell'ascolto e nella sequela di quella degli apostoli, la vostra fede illuminata, la vostra luce, illuminerà molte esistenze.

Perseveravano anche nella comunicazione della frazione del pane (At 2, 42).

Per ciò avevano una vita tanto esuberante quei primi cristiani. Senza questa comunicazione, come avrebbero potuto mantenersi saldi nelle persecuzioni, davanti alle lusinghe, nelle lotte con il demonio e la carne?

La storia delle vostre comunioni è la storia della vostra vita; i vostri trionfi, il vostro fervore, il vostro zelo sono condizionati alla vostra vita eucaristica. Se entrate dentro di voi e riflettete, scoprirete nel tabernacolo il perpetuo miracolo del progresso dell'Opera e della perfezione dei suoi membri. In quei posti dove [i membri dell'Istituzione] stimano, come merita, il tesoro del proprio tabernacolo, nessuna difficoltà è insuperabile, nessun problema insolubile; non manca la pace, non manca mai l'unione fraterna, non si conosce la tristezza che distrugge, il lavoro non è fatica; tutto è in ordine, si trova tempo per tutto, non ci sono lamentele né mormorazioni, non c'è indisciplina né insuccesso.

E perseveravano nella preghiera.

Quando guardiamo [un membro dell'Opera] mentre agisce e osserviamo come si muove, come parla, come guarda, come dà le sue lezioni, come orienta, come educa, come cammina, come veste, come scrive, come fa tutto, possiamo dire se è o no anima di preghiera. Questo respiro dell'anima produce tali effetti, genera una tale vita da non poter essere confusa con altre.

Quando esaminiamo il suo comportamento in situazioni difficili, in momenti di dolore, in avvenimenti inaspettati, possiamo, a giudicare dalle soluzioni che dà, dal suo coraggio, dalla sua fortezza, dalla serenità e dalla sua saggezza, dire se è o no anima di preghiera, perché le riserve e le difese che fornisce la preghiera sono inconfondibili. Bisogna sapere, però, che questi effetti non li produce la preghiera di un giorno, di un momento di fervore, ma la preghiera perseverante, quella che facevano i primi cristiani quando seguivano le istruzioni del divino Maestro e gli insegnamenti degli apostoli.