L’Istituzione Teresiana in visita al Museo Storico della Liberazione di Roma

gruppoVia Tasso è un nome che ai romani di oggi non dice nulla di drammatico, è una via ubicata nei pressi della Basilica di San Giovanni Laterano. Solo chi si occupa di Storia e gli anziani sanno che ai numeri 145 e 147, durante la seconda guerra mondiale quando Roma subì l’occupazione nazista dal 10 settembre 1943 al 4 giugno 1944, lì era situato il carcere della Gestapo.

Il 9 marzo scorso un gruppo dell’Istituzione Teresiana di Roma, AP e ACIT, ha visitato i locali dell’allora carcere che oggi ospitano un Museo, il Museo Storico della Liberazione.

Nei locali del Museo, dove alcune stanze sono rimaste come allora celle di prigione, sono raccolti documenti che testimoniano il sacrificio, spesso a prezzo della propria vita, di cittadini di ogni ceto e di ogni orientamento politico accomunati dalla lotta per la libertà contro la barbarie della guerra e della tirannide.

Durante i nove mesi di occupazione, i romani furono autori di una resistenza valorosissima: resistenza armata combattuta con ogni tipo di armi e resistenza non armata messa in atto dalla popolazione, soprattutto donne, nel fornire aiuto e copertura a quanti combattevano con le armi. Il clima della città era angosciante: fame, coprifuoco, rastrellamenti, spie… targa

Particolarmente drammatica fu la tragedia degli ebrei. Già colpiti dalle leggi razziali del 1938 che limitavano i loro diritti e ne facevano dei cittadini di seconda serie, dalle SS furono arrestati in massa e condotti in più di mille nel campo di sterminio di Auschwitz, da cui fecero ritorno in 16. Il Vaticano, a cui ancora oggi c’è chi rimprovera di non essersi opposto apertamente e con determinazione allo sterminio degli ebrei, si impegnò a salvare il maggior numero possibile di ebrei e oppositori al nazifascismo: i conventi, le parrocchie, le case religiose, il Vaticano stesso e la villa pontificia di Castel Gandolfo erano piene di rifugiati.

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Anche la casa dell’Istituzione Teresiana, allora in via Gaeta, ospitò rifugiati ebrei: c’è traccia nel Diario della casa scritto quotidianamente, sebbene spesso in forma criptata per ovvi motivi di prudenza. Il dato è riportato dal professor Renzo De Felice, storico dell’Università “La Sapienza” di Roma, che nel suo saggio  “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo” del 1961 pubblicato a Torino da Einaudi, riporta in appendice l’elenco della case religiose che in Roma ospitarono ebrei e indica “Signorine Teresiane (Spagnole), via Gaeta 8 - rifugiate 34 persone”. Lo stesso si trova in appendice al libro di Franco Cuomo, I DIECI, chi erano gli scienziati italiani che firmarono il Manifesto della razza edito a Milano nel 2005 dall’editore Baldini Castoldi Dalai. Lo stesso Museo di via Tasso dà questa testimonianza in un pannello intitolato “L’Opera della Chiesa Cattolica in favore degli Ebrei”.

                                                                                                                  Anna Doria