Vittorio Trancanelli: un laico, un medico, un padre di famiglia, in cammino verso la beatificazione


Vittorio TrancanelliIl giorno 23 giugno la Chiesa di Perugia è stata in festa per un grande evento: la chiusura della fase diocesana del processo di canonizzazione di Vittorio Trancanelli, “un laico, medico e padre di famiglia, che ha seguito Gesù per tutta la sua vita attraverso la prova della croce.” Con queste parole lo ha presentato l’Arcivescovo, monsignor Bassetti, nella lettera con cui ne dava notizia alla diocesi.

Tutte le iniziative organizzate per celebrare questo evento hanno avuto un obiettivo ben chiaro: celebrare la vocazione alla santità nella vita quotidiana a partire dal Battesimo, come realtà che Vittorio ha vissuto con consapevolezza, coerenza e radicalità assoluta; e sono state quindi anche l’invito a riscoprire la santità come chiamata per ciascuno di noi oggi.


La cattedrale era gremita come nelle occasioni solenni, come il giorno del funerale di Vittorio (giugno 1998), quando la gente diceva tra le lacrime: “E’ morto un santo!”.
La fama di santità è cresciuta in questi anni, tanto da spingere l’allora Arcivescovo monsignor Chiaretti ad aprire la cosiddetta “Causa per il riconoscimento delle sue virtù eroiche”, procedimento che si è concluso nella sua prima fase domenica 23 giugno, a quindici anni dalla morte.

Ma chi era Vittorio? O meglio, chi era Vittorio per l’Istituzione Teresiana?

In tanti l’abbiamo conosciuto, frequentato, amato come amico e fratello e incontrato anche come  medico eccellente, sempre disponibile a dare una mano nei momenti di necessità. Il suo ambulatorio – in ospedale, naturalmente! – era sempre aperto, senza orari, senza impegnative, senza liste di attesa… l’attesa c’era solo in famiglia per l’ora del ritorno serale, che naturalmente era fuori da qualsiasi orario sindacalmente fissato!

Vittorio Trancanelli - messaHo conosciuto Vittorio e la moglie Lia in parrocchia, a Monteluce, ad ottobre del 1980, quando abitavano in quel quartiere e Vittorio lavorava nel reparto di Chirurgia d’urgenza del Policlinico regionale, sempre a Monteluce. Iniziò subito una bella amicizia con tutto il gruppo dell’Istituzione che lavorava nel collegio e presto Vittorio si interessò allo spirito e  alla missione che animavano la comunità.
Vittorio era una persona dagli interessi molteplici (oltre ad essere un medico super-preparato e competente, era un esperto di storia degli etruschi, archeologo appassionato nei momenti di vacanza, autodidatta per lo studio dell’ebraico e grande amante del mondo ebraico e della Sacra Scrittura), culturalmente molto impegnato e si sentiva in sintonia con un carisma intento a calare i valori evangelici nel vissuto relazionale, professionale, culturale… Iniziò così una fraterna amicizia che sfociò nell’invito alla celebrazione del triduo pasquale a Vescovio nella Pasqua del 1981, un incontro con la realtà ampia dell’Istituzione, che segnò una tappa nuova nella relazione della famiglia Trancanelli con l’Istituzione. Da quel momento non ci fu incontro comunitario che non li vedesse presenti, soprattutto quelli estivi organizzati a Poggio Mirteto con le famiglie, tanto che presto Lia e Vittorio chiesero ed ottennero di entrare a far parte della famiglia. Furono anni di grande fraternità e condivisione che tanti di noi possono testimoniare.

Nel 1982 iniziò la loro esperienza di famiglia “aperta” quando accolsero i primi due bambini in affido: Paola e Andrea, che venivano da una realtà decisamente difficile e avevano bisogno di apprendere l’abc della vita sociale… Penso di poter affermare che è stata un’avventura che abbiamo iniziato insieme; infatti, quando domenica mi sono soffermata con loro, Paola e Andrea, ormai genitori di figli grandi, mi hanno ripetuto il ricordo del collegio come seconda casa, e del campo, quasi incolto, come l’ambiente dei loro ricordi di gioco più “avventurosi”.

Vittorio Trancanelli - messaL’esperienza della vicinanza al mondo dell’emarginazione infantile fece maturare sempre più nei coniugi Trancanelli la consapevolezza di avere ricevuto una chiamata particolare in questo senso; chiamata che approdò nella fondazione dell’associazione “Alle querce di Mamre”, un’associazione di famiglie che mettevano alla base del loro vivere l’accoglienza a persone in difficoltà, e in particolare ai minori. E  di bambini in casa di Lia e Vittorio ne sono passati tanti e tutti hanno ricevuto il calore del loro affetto, un affetto che nasceva sempre dalla sorgente dell’amore del Padre, accolto nell’ascolto della Parola e nella preghiera. Molti sono passati, ma altri si sono fermati, come Alessandra e Assunta, e comunque tutti vi hanno trovato una famiglia, a cui sempre possono tornare con gioia e gratitudine, come alla sorgente.

La nuova scelta non ha cambiato niente nei rapporti di profonda fraternità e amicizia tra noi, che anzi sono stati sempre più forti. Tante volte ho sentito ripetere a Vittorio – uomo di poche parole, misurate ed essenziali, dinanzi a dei “grazie” indirizzatigli per la sua vicinanza, anche come medico – questa espressione: “perché mi ringrazi? siamo fratelli!”.

Vittorio TrancanelliE con questo spirito di fraterna amicizia abbiamo condiviso l’ultima tappa del suo Calvario, vedendolo veramente come un Crocifisso vivente, nella pazienza, nell’abbandono e nell’amore, come quando, alla vigilia della morte (aveva 54 anni), volle tutti i figli intorno al suo letto, li guardò e poi rivolto alla moglie le disse: “Vedi Lia, valeva la pena la scelta che abbiamo fatto di investire tutto sull’amore”.

Oggi, dinanzi al cammino per la proclamazione del riconoscimento della santità di Vittorio che la Chiesa ha intrapreso, riconosciamo i disegni misteriosi di Dio che sceglie i piccoli per manifestare il Suo Progetto di salvezza  (credo che Vittorio non lo avrebbe mai pensato, e tanto meno voluto!) e fare cose stupende.
E’ un po’ la stessa sensazione che proviamo dinanzi al processo per il riconoscimento della santità di Elisa Giambelluca. Tutto questo mi fa pensare a quanto scriveva Josefa Segovia: “Guardo con ammirazione la storia e vedo in tutti i tempi catene di santi che sono vissuti nello stesso periodo, hanno fatto parte della medesima famiglia e hanno tutti raggiunto il vertice della santità…”

Elisa e Vittorio sono due anelli di questa catena…

 

 

 

 



Maddalena Pievaioli