"Curare le famiglie ferite con scelte pastorali coraggiose". Il punto sull'Assemblea del Sinodo a metà del percorso.

 

 

FamiglieNei giorni scorsi abbiamo pubblicato una sintesi della relazione introduttiva alla III Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi su “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione”. Vi proponiamo, adesso, una breve sintesi della relazione intermedia frutto del confronto sinodale  pronunciata, in apertura della seconda settimana dei lavori del Sinodo, dal Cardinale Pèter Erdő.

 

Per il porporato, il Sinodo ha colto gli “elementi positivi” presenti anche nelle “forme imperfette” di famiglia, comprese le convivenze pre-matrimoniali.

 

Curare le “famiglie ferite” (separati, divorziati) con “scelte pastorali coraggiose”, riscoprire, nella enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, “il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità”, questi alcuni temi affrontati nella relazione, in vista di una “relatio synodi” che sarà votata dai padri sinodali sabato 18 ottobre.

 

Sugli aspetti legati alla comunione di divorziati risposati,  si è  sottolineata la presenza di un dibattito aperto tra quanti negano e quanti ammettono l’accesso alla comunione, che andrebbe comunque concessa in seguito ad un cammino penitenziale.

 

Essenziale il richiamo al principio dell'indissolubilità della coppia, nell'unione tra l'uomo e la donna ed il parallelismo – suggerito nell’aula sinodale dall’arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn – tra il documento del Concilio Vaticano II sulla libertà religiosa Lumen Gentium (che riconosce che anche al di fuori della Chiesa cattolica si trovino “parecchi elementi di santificazione e di verità”) e la possibilità di “riconoscere elementi positivi anche nelle forme imperfette che si trovano al di fuori di tale realtà nuziale, ad essa comunque ordinate”.

 

La Chiesa - ha continuato il Cardinale : “....deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito....”, come “la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente”.

 

Riflessioni di grande rilievo anche in ordine alle “istanze pastorali più urgenti” che il “dialogo sinodale” affida “alla concretizzazione nelle singole Chiese locali, nella comunione cum Petro e sub Petro”. Una “sensibilità nuova” della pastorale odierna, ha affermato Erdő, “consiste nel cogliere la realtà positiva dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, delle convivenze”. L’arcivescovo di Budapest ha sottolineato, ad esempio, che in alcuni paesi “le unioni di fatto sono molto numerose, non per motivo del rigetto dei valori cristiani sulla famiglia e sul matrimonio, ma soprattutto per il fatto che sposarsi è un lusso, cosicché la miseria materiale spinge a vivere in unioni di fatto”.

 

Il porporato ungherese ha ribadito che “molti” padri sinodali hanno richiesto uno “snellimento della procedura” per le cause di nullità matrimoniale. Quanto alla “possibilità di accedere ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia” da parte dei divorziati risposati, “alcuni – ha evidenziato il cardinale Erdő – hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico, altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie e sofferenze. Per alcuni l’eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale – sotto la responsabilità dal vescovo diocesano –, e con un impegno chiaro in favore dei figli. Si tratterebbe di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti”, ed ancora: “Suggerire di limitarsi alla sola ‘comunione spirituale’ per non pochi Padri Sinodali pone alcuni interrogativi: se è possibile la comunione spirituale, perché non poter accedere a quella sacramentale?”.

 

Linguaggio molto aperto sugli omosessuali: le persone omosessuali, ha concluso Erdő, “hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità?”. Infine “senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners....”. E' stato ribadito infine che: "....la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli”.

 

 

 

Carmelo Coco