“Donna oggi in una società complessa”: gli scenari possibili, in un convegno a Rossano

Convegno a Rossano

“Donna oggi in una società complessa”: è  la tematica del Convegno organizzato l’8 Aprile dall’Istituzione Teresiana Italia a Rossano Calabro.

Nel dare inizio ai lavori  la coordinatrice dell’Istituzione Teresiana a Rossano,  Prof.ssa Vitalba Sorrentino, si è posta una domanda: perché questo convegno sulla donna oggi?

La risposta è: perché oggi più che mai sentiamo il dovere di rispondere al pensiero e alla chiamata di San Pedro Poveda, Fondatore dell’Istituzione Teresiana, ad “avere il cuore e la mente nel momento presente”, a lasciarci illuminare dalla realtà che ci circonda  e  dare risposte concrete.  La sua risposta fu di tipo educativo, per lui il problema sociale si poneva in termini pedagogici. Poveda non ha scritto niente sulla donna. Non ha parlato della donna. Ha fatto una cosa diversa: ha interpellato la donna.

Ha fede nella donna, pensa che la donna è la risorsa più ricca dell’umanità, ”il cuore dell’umanità” e la chiama a lavorare accanto all’uomo per una società più umana e più giusta. Dirà loro:  “Mi chiedete cosa potete fare? Voi potete  conquistare  il mondo  né più né meno”. E oggi Pedro Poveda  ancora una volta ci dice: “Vi chiedo un grande sforzo: ri-centratevi nel presente” . Questo è il nostro obiettivo: cogliere le esigenze del nostro tempo e del nostro territorio e impegnarci, anche con piccole azioni, a dare risposte concrete.

Ha moderato e animato, con brevi e profonde riflessioni, il Dott. Francesco Converso.

La relazione “Donne produttrici di ricchezza e agenti di cambiamento” è stata tenuta dalla Prof.ssa Anna Maria Donnarumma  (Presidente della ONG PRO.Do.C.S.)  a cui hanno dato seguito le testimonianze di tre donne impegnate nel territorio di Rossano-Corigliano che ci hanno regalato uno squarcio della loro presenza al femminile con tre tematiche:

- Donna e Imprenditoria  (Dott.ssa Mariagrazia Geraci - Amm. Unico Olearia Geraci SRL)

- Donna e Cultura  (Prof.ssa  Stella Pizzuti  - Docente Liceo Classico )

- Donna e Istituzioni (Dott.ssa Filomena De Franco - Dirigente Prov. Agenzia delle Entrate)

La platea ha accolto in silenzio profondo e con molta attenzione i vari interventi. Ha espresso la propria soddisfazione e ringraziato l’Istituzione Teresiana per aver  promosso un convegno di grande spessore e di alto livello culturale.

E’ difficile, per non dire impossibile, tentare una sintesi della relazione della Prof.ssa Donnarumma: riportiamo solo una breve sintesi dei sei scenari entro i quali ha sviluppato il suo intervento che ci fanno capire meglio la situazione attuale della donna nei nostri contesti sociali. Per lei parlare della persona “donna”, oggi, va fatto in modo coerente ai cambiamenti in atto, in cui appare sempre più evidente che la diversità tra le persone è una ricchezza e non può essere un pretesto di discriminazione. La diversità uomo/donna non crea il problema ma lo manifesta. E’ ancora difficile accogliere e gestire la differenza.

Convegno a Rossano

1° scenario  -  L’orizzonte della globalizzazione

Nel contesto di globalizzazione in cui viviamo il riconoscimento dei diritti non è accompagnato da un miglioramento delle situazioni di vita verso l’uguaglianza. La disuguaglianza è sempre presente in vari ambiti anche perché ad essa si somma quella di genere. Il riconoscimento della uguaglianza tra le persone è vincolato ad una visione antropologica umanista, ad una educazione nel campo dei valori, però i valori culturali spesso sottovalutano la persona donna.

Nell’arco della storia, le donne sono state considerate sempre inferiori agli uomini e legate alla “natura della riproduzione” e per questo incapaci di ascendere verso il mondo intellettuale, del pensiero e degli ideali/valori. Da qui la sua presenza è stata delimitata al servizio dell’uomo e della famiglia. Potevano esistere casi di “donne eccezione” ma sono state silenziate, evitando di cambiare concezioni ancestrali.

In realtà si è rinunciato ad inserire il contributo femminile nello sviluppo della storia, valorizzando le differenze ed ottenendo un miglioramento della società.

Rispetto alle differenze, l’uguaglianza dei diritti non significa uniformità, anche perché la diversità individuale è una ricchezza della specie umana che non possiamo perdere. Ancora oggi non siamo riusciti a raggiungere tale consapevolezza.



2° scenarioUn nuovo sguardo sulla realtà

Come si può intervenire sulle disuguaglianze e in particolare tra uomo e donna?  Occorre avere uno sguardo nuovo e una prospettiva diversa per approcciarsi alla realtà. Gli studi sul genere presentano il genere come una costruzione culturale che acquisiamo gradualmente nei processi di socializzazione. Questi sono diversi secondo il genere a cui si appartiene e a poco a poco condizionano gli schemi conoscitivi che hanno un carattere prescrittivo, che va condizionando il comportamento.

Le donne vogliono intervenire anche nel cambio qualitativo della ricerca e della produzione scientifica; auspicano forme di lucidità intellettuale, autodeterminazione e professionalità perché sanno che una ricerca, a partire da un’ottica di genere, cambia l’immagine del mondo. Oggi le donne si considerano “risorse per cambiare e contribuire alla trasformazione del mondo”.



3° scenarioIl genere come categoria di analisi e di relazione interpersonale

Il femminismo degli anni ’70 ha dato un contributo in questa linea. Bisogna evidenziare il contributo che ha dato la donna fuori dell’ambito familiare accanto all’uomo. Oggi le donne si guardano in modo diverso e vogliono essere ancor più portatrici  di novità e protagoniste a livello decisionale, ma esistono pure forme diverse per guardare le donne.

L’ottica di genere è un metodo che apporta differenze nei e ai saperi, non esiste una scienza neutrale, urgono nuovi processi di analisi e nuovi criteri interpretativi. Le donne sono state sempre ricettori e trasmettitori di conoscenze. Bisogna rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di partecipare ai livelli decisionali nella società.


       
4° ScenarioSocializzazione di genere e disuguaglianze sociali

La socializzazione di genere è il risultato di relazioni sociali dentro le quali la persona partecipa e si costruisce secondo le norme e i codici della cultura vigente. I minori acquisiscono il senso di genere secondo le esperienze che gli offre il contesto socio-familiare. Così si ripetono schemi di stereotipi e pregiudizi, atteggiamenti sessisti mentre la persona si forma la propria identità di genere. In tal modo le credenze sessiste sono un indicatore di diverse costruzioni sociali circa i ruoli che svolgono donne ed uomini.

Come si sviluppano i fattori socio-culturali nella costruzione dell’identità e nelle rappresentazioni sociali di femminile e maschile? Oggi i cambiamenti sociali in una società globalizzata seguono un ritmo così vertiginoso tale da provocare un grave sfasamento/squilibrio. Questo squilibrio non è sempre cosciente nel cambio di categorie conoscitive e nelle generalizzazioni tra gruppi sociali e realtà. Purtroppo, si radicalizza nei processi di trasmissione di stereotipi durante la socializzazione primaria e secondaria a partire dall’infanzia. Allo stesso tempo il minore si inserisce e si identifica con una persona o un gruppo di riferimento in base al sesso con proprie caratteristiche, ruoli e funzioni. Questa identità associata al sesso, condizionerà il comportamento futuro della persona, che imparerà i ruoli a lei affidati da tale trasmissione di codici culturali.



5° ScenarioIl mercato del lavoro da una prospettiva di trasversalità di genere
      
Nonostante le molte leggi che affermano il riconoscimento costituzionale del diritto all’uguaglianza mediante la proibizione della discriminazione, e le tante affermazioni di principio a riguardo, ancora oggi rimane forte lo squilibrio a sfavore delle donne. Si parla di azioni positive per correggere situazioni di disuguaglianza e per raggiungere una reale uguaglianza donna/uomo nell’accesso al lavoro. L’Unione Europea si è dotata di Strumenti normativi per la lotta contro la discriminazione della donna nell’accesso al lavoro, come condizione essenziale per il suo inserimento nel mondo socio-economico.

In questa stessa linea, quasi tutti gli Organismi Internazionali hanno sottolineato e dichiarato la proibizione della discriminazione in base al sesso nel lavoro.

Già dal 1979, la Convenzione ONU per sradicare la discriminazione contro la donna, imponeva agli stati l’obbligo di eleminarla e di garantire il diritto alle stesse opportunità nel lavoro, applicando i medesimi criteri di selezione nel lavoro ad ambo i sessi.

Nel Piano di Azione di Pechino 1995 si cita il lavoro come una delle 12 aree di maggiore preoccupazione, che stavano reclamando misure concrete da parte degli stati ONU.

L’UE ha assunto una grande responsabilità per proteggere tale diritto al lavoro per le donne e lo ha definito nei suoi Trattati, come una delle sue priorità. Il TCE art. 137 raccoglie come obiettivo prioritario il principio di uguaglianza delle opportunità nell’accesso al lavoro e alla parità di trattamento retributivo nell’impiego. Si è migliorata e aggiornata la normativa UE aggiungendo il principio della applicazione delle misure di azione positiva insieme all’applicazione del principio di non discriminazione. Già la stessa azione positiva costituisce una misura antidiscriminatoria diretta a correggere la situazione di nulla o scarsa presenza della donna in alcuni ambiti lavorativi. Anzi, si prevedono misure positive per incentivare l’impiego femminile.

Commissione e Consiglio d’Europa hanno adottato delle Raccomandazioni e Risoluzioni sulla promozione dell’uguaglianza delle opportunità tra i sessi.

In questa linea si sono analizzate le varie carenze/manchevolezze che presentava la normativa UE, base dei Programmi Comunitari sull’uguaglianza delle opportunità per le donne, favorendo l’adozione di misure di azioni positive da parte degli stati. Si è parlato anche di discriminazione indiretta raccogliendo le indicazioni del Tribunale di Giustizia CE. Questo ha stabilito il principio della proibizione della discriminazione diretta e indiretta per ragioni di sesso nei settori privati e pubblici, relativi alle condizioni di accesso al lavoro autonomo o dipendente, includendo i criteri di selezione e le condizioni contrattuali per qualsiasi settore di impiego e di gerarchia professionale, inclusa la promozione di carriera. In tal modo si sono superate le misure prettamente legislative e si è stabilita la possibilità di prevedere misure che indichino dei vantaggi specifici alle persone del sesso meno rappresentato negli ambiti lavorativi-professionali.

Così è il Trattato di Amsterdam, nel 1992, a stabilire il principio della trasversalità del genere come approccio innovativo perché rende l’uguaglianza un principio generale. La lotta alla discriminazione viene estesa a tutti i fronti della vita socio-economica.

Tuttavia, anche se assistiamo a una evoluzione positiva delle donne nel campo del lavoro, esse si concentrano sui settori di salute, educazione ed amministrazione pubblica, non sono presenti nei settori più valorizzati del mondo imprenditoriale, pertanto ancora oggi permangono importanti squilibri.

 

6° Scenario  - Donne, esclusione di genere e violenza di genere. Genere e migrazione

Le migrazioni internazionali non sono di genere neutro. Al contrario, il genere condiziona tutti i processi migratori e l’aumento di quella femminile è dovuta proprio ai processi di globalizzazione. In più, il coinvolgimento di più paesi, incide su tutto il pianeta con una nuova domanda di mano d’opera femminile nelle società post-industriali.

Tale migrazione femminile ha imposto nuove domande: come si modifica il mercato del lavoro con l’arrivo di tante donne? Verso dove si polarizza il mercato? Come influiscono le strutture dei servizi a vantaggio di persone altre che si incaricano di vigilare sui nostri figli ed anziani? Qual è la relazione tra queste donne e le autoctone?

La stessa migrazione è caratterizzata da grande complessità e sta imponendo questioni di genere alle stesse donne dei paesi di accoglienza.

Si parla di lavoro provocatore.  Quale il modello da seguire? Come raggiungere equità, equipollenza ed equipotenza nelle nostre democrazie occidentali, che devono fare sempre di più i conti con differenze plurime?

Un progetto di civiltà si delinea su questi valori: accoglienza del diverso e giustizia sociale.


I.T. Rossano