Comunicazione e nuovi linguaggi: opportunità e rischi delle nuove tecnologie (Convivenza estiva dell’I.T., Loreto 19 -24 agosto)

 Comunicazione e nuovi linguaggi

Per le ormai tradizionali giornate di convivenza estiva, che l’Istituzione Teresiana offre ai propri associati, ad amici, simpatizzanti ecc., sono stati scelti, quest’anno, un luogo estremamente significativo ed evocativo (Loreto, sede del Santuario della Santa Casa) e un argomento attualissimo, pienamente in linea con la volontà dell’Istituzione – secondo l’esortazione del suo fondatore, San Pedro Poveda – di avere sempre “la mente il cuore nel momento presente”:

Comunicazione e nuovi linguaggi: identità, persona e relazione

I partecipanti – circa 70 persone, provenienti da Roma e dalla Sabina, dalla Calabria e dalla Sicilia – sono stati ospitati dal 19 al 24 agosto presso la “Casa del Pellegrino”, situata nel Palazzo Illirico proprio di fianco al Santuario, potendo così visitare spesso, in gruppo o personalmente, la splendida e famosissima chiesa e soprattutto la Casa di Nazaret che in essa è custodita, incessante meta di pellegrinaggio di fedeli desiderosi di sostarvi anche solo pochi minuti, per pregare toccando e quasi accarezzando le pareti che con ogni probabilità furono testimoni silenziose dell’Incarnazione…

Le giornate – dopo una bella introduzione curata dalle giovani famiglie appartenenti ad Acit e e al Mit, che hanno invitato i presenti, con una dinamica coinvolgente, a interrogarsi sul motivo della loro presenza e su quali “passi” li avevano condotti lì – sono state aperte, lunedì 20 agosto, dalla prof. Francesca Cocchini, con una illuminante riflessione sulla relazione tra Dio e l’uomo, tra un Dio che è il primo a volersi “mettere in relazione” e un uomo che è costantemente invitato ad uscire da sé e – per usare le parole di M. Buber – a “farsi IO solo nel TU”. Come sempre, l’argomentazione della Prof. Cocchini si è solidamente appoggiata sulla Scrittura, a partire dal famoso brano del roveto ardente (Esodo, cap. 3) in cui Dio si definisce “Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”, ed è culminata nella descrizione delle immagini della Chiesa come luogo della relazione tra Dio e il suo popolo,  proposte dal Concilio Vaticano II nella “Lumen Gentium: la vite e i tralci (Gv 15), il corpo e le membra (1 Cor 12), la diversità di carismi e ministeri (Ef 4).

Nelle due giornate successive il tema della convivenza è entrato nel vivo, attraverso due interessanti relazioni: martedì 21 agosto con il prof. Pietro Jarre (“L’impatto del digitale sulla comunicazione e sui comportamenti sociali. Usare il web senza esserne usati”) e mercoledì 22 agosto con la prof. Paolina Mulé (“Formazione, comunicazione educativa, linguistica e new media: la prospettiva pedagogica”).

Il prof. Jarre – fondatore con Federico Bottino della associazione “SloWeb” e curatore del volume “Piccola guida all’uso responsabile del web” – ha intrattenuto i presenti con una analisi lucida e approfondita sui guasti portati (ai giovani, ma non solo) da un abuso delle tecnologie e dell’utilizzo della “rete”. Non si tratta – come è stato efficacemente ribadito – di demonizzare uno strumento (Internet, appunto, con tutti le possibilità offerte soprattutto dal punto di vista della comunicazione) del quale oggi sarebbe impossibile oltre che controproducente fare a meno; ma di farne un uso responsabile ed “ecologico”, anche per sfuggire ad una vera e propria “dipendenza” che ormai colpisce un numero crescente di persone, soprattutto giovani, e all’illusione che l’enorme mole di dati, informazioni ecc. che la rete ci mette a disposizione conduca davvero ad una maggiore “conoscenza” e “saggezza”. “Abbiamo più connessioni ma meno relazioni”, è stato affermato, e non ci rendiamo conto che tutte le “conoscenze” forniteci da Internet non potranno mai sostituire l’esperienza, l’ingegno e i valori di cui ciascuno di noi è portatore.

Grazie ad uno spazio concesso per la riflessione in piccoli gruppi, i partecipanti hanno potuto condividere esperienze, inquietudini, proposte che sono state poi riportate “in plenario” e che hanno trovato, da parte del relatore, risposte che a loro volta hanno fornito spunti per ulteriori futuri approfondimenti.

La prof. Mulé – ordinario di Didattica e Pedagogia speciale presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania – si è soffermata sulla relazione tra “processi formativi” e “processi comunicativi”, la cui reciproca dipendenza è stata sempre più approfondita e analizzata dal pensiero filosofico/pedagogico del secolo scorso e quindi del presente. Ha parlato del processo formativo come “comunicazione linguistica”, ed ha sottolineato come i processi di apprendimento siano influenzati dal contesto socio-culturale, per cui – soprattutto in contesti particolarmente “difficili” – non è possibile stabilire una vera e propria comunicazione se non attraverso l’ empatia (citando in proposito gli esempi di grandi educatori come don Lorenzo Milani e Danilo Dolci – paladini dell’ “emancipazione culturale aperta a tutti” – ai quali facilmente i membri dell’Istituzione Teresiana potrebbero associare il proprio fondatore!). Nel dialogo con i giovani – che vivono questa società “liquida” e destrutturata – è importante riproporre solidi modelli positivi e lasciarsi guidare da un progetto. Soprattutto, la famiglia e in generale l’adulto non può e non deve abdicare al suo ruolo, delegando alla sola scuola l’educazione del giovane: noi adulti siamo chiamati ad offrire ai giovani una direzione di senso/significato, orientandone le identità attraverso la nostra testimonianza.

Come sempre, le giornate – apprezzate pressoché unanimemente dai partecipanti, come emerso dalla feconda condivisione/verifica dell’ultima giornata – sono state arricchite dalle escursioni programmate, alla scoperta del territorio circostante: la prima non poteva che riguardare proprio la stessa Loreto e in particolare il Santuario, del quale – con l’aiuto di una validissima guida – sono state ammirate le grandi bellezze artistiche ed è stata ripercorsa la storia, che fornisce – grazie alle indagini storiografiche e archeologiche – solide basi per poter affermare, al di là degli elementi leggendari, che la Santa Casa custodita nella Basilica è proprio quella in cui Maria ha vissuto da bambina e da ragazza e ha ricevuto la visita dell’Arcangelo Gabriele.

La seconda escursione ha permesso ai presenti di visitare la vicina Recanati, apprezzandone la ricca vicenda storica ricostruita attraverso la visita dei principali monumenti (interessante la visita della Cattedrale di San Flaviano dove riposano le spoglie di papa Gregorio XII, unico papa ad aver lasciato il pontificato prima di Benedetto XVI e ultimo a non essere sepolto a Roma), e naturalmente soffermandosi sui “luoghi leopardiani”: la casa natale del grande poeta recanatese, la scuola da lui frequentata, la “torre antica” che gli ispirò la poesia “Il passero solitario”, l’ “ermo colle” da cui contemplava la campagna circostante, da lui definita nella celebre poesia “L’infinito” un “mare” nel quale era “dolce naufragare”.

Giornate, quindi, all’insegna del classico “binomio” povedano “fede / cultura”: per tornare ciascuno nella propria città o regione, per riprendere – auspicabilmente con maggiore consapevolezza – il lavoro nella vigna del Signore…

 

Roberto Jori