La frequenza con cui, all’inizio del secolo XX̊, veniva posto il veto alla religione in nome del progresso scientifico e l’altrettanto frequente difensiva da parte delle menti pusillanimi giunsero a creare, in entrambi i settori, un falso atteggiamento di incompatibilità tra la cultura e la fede. Don Pedro Poveda s’impegnò a smontare tale mentalità.

Superando ogni scoraggiamento, collocò, alla base del suo pensiero non solo la decisa accettazione della scienza, ma l’idea che la cultura e il progresso da essa generati, non possono fare altro che immergerci in Dio "a Cui ci avviciniamo tanto più quante più verità conosciamo".

Qui tocchiamo di nuovo l’intuizione profetica di Poveda che proiettava luce sull’evoluzione di una visione cristiana e ottimista del progresso scientifico. Il suo incontro con Josefa Segovia si situava alla fine di una lunga e accurata preparazione umana e scientifica da parte di questa.

Josefa Segovia nacque a Jaén nel 1891. I suoi genitori, don Manuel Segovia e Donna Dolores Moròn, amavano mantenere un ambiente familiare semplice, in cui regnavano la pietà cristiana e le piccole virtù familiari che Donna Dolores inculcava con spontaneità. Trascorreva una vita armonica, dedicata alla accurata educazione dei sei bambini che riempivano la casa. Josefa imparò le prime cose nel collegio delle Serve di Maria.

Tutti questi dati, sommati alle piccole difficoltà economiche, compensate dall’unione e dall’affetto, sono la sintesi di un’infanzia felice.

Nel 1904 Josefa Segovia si trasferisce a Granada, in casa dei suoi nonni, per incominciare gli studi di Magistero.

Granada  dà l’impronta all’adolescenza di Josefa Segovia, una adolescenza audace, in cui non presero il sopravvento le crisi.

Aperta alla vita, terminò gli studi con successo e iniziò la sua relazione di amore con uno studente dell’Università.

Nel 1911, terminata la carriera di maestra, questa giovane andalusa arriva a Madrid per iniziare i suoi studi universitari. Si iscrive alla facoltà di Scienze: tre anni sommersi in un clima colto e intriso di novità ideologiche di ogni tipo.

Nel 1913 ritorna a Jaén, disposta a sperimentare, nell’anno di tirocinio, gli orientamenti moderni della scuola per ottenere il titolo superiore.

Cercava questo il padre Poveda quando era venuto a Jaén par fare la sua esperienza pedagogica e questo trovò in Josefa Segovia: una splendida base umana dove tutti i valori della persona erano profondamente vissuti. Il fatto di essere donna e giovane non rappresentava nessun ostacolo, poiché per il senso teologico di Don Pedro e per il suo scopo non c’era "giudeo o pagano, uomo o donna"; quello che contava era una preparazione seria.

La chiave per interpretare tutti i dati che il progresso culturale riversava sull’uomo era, per don Pietro, Cristo, la sua natura umana e la sua persona divina: "Respingere ciò che è umano? Giammai. Prescindere da Dio per perfezionare la sua opera? Vano intento."

Questo umanesimo cristiano che aveva come meta Cristo, studiato nella fonte diretta del Vangelo e mirante allo stile cordiale di Teresa di Gesù, è quello che Josefa Segovia incarnò nella sua nuova personalità.

Lo studio assiduo della Sacra Scrittura, della religione e delle grandi figure del cristianesimo diedero corpo e fermezza alla sua spiritualità.

1. Un segno

2. Intuizioni e rischio
3. Rifiutare tutto cio' che e’ umano? Mai
4. Un cristianesimo nella sua purezza originale
5. Con la sua sola presenza
6. La verita’ vi fara’ liberi
7. Senso di chiesa
8. Ora è tempo di soffrire meglio
9. Continueremo l’opera
10. Promozione culturale
11. Espansione
12. Con tutte le tue forze
13. La santita’ o la morte